1. Alex, in due parole: chi sei? Dove ti trovi attualmente e in cosa consiste la tua attività?
Difficile descrivermi in due parole, ma posso dire di essere una persona che ha deciso di trasformare i propri sogni in obiettivi, e di mettere anima, cuore e impegno nel raggiungerli. A quasi 37 anni, posso affermare che sto vivendo una vita priva di rimpianti.
Sono un imprenditore digitale e mi occupo di diverse attività.
- Il mio business principale, WebYourMind, si occupa di aiutare imprese e imprenditori in tutto il mondo a creare, lanciare e far crescere le proprie attività online. Dal business planning, allo sviluppo, alle strategie di marketing e vendita, fino al raggiungimento del Product Market Fit. Conto circa 150 collaboratori da remoto sparsi per il mondo.
- Possiedo una Agenzia di Digital & Growth Marketing, Topaz Growth.
- Possiedo un brand, WymAnalytics, che si occupa di aiutare le imprese a prendere decisioni data driven, specializzata nel mondo analytics.
- Ho pubblicato diversi corsi online e possiedo un canale YouTube con circa 8000 iscritti.
- Mi occupo di formare freelancer, imprenditori e imprese tramite mentorship e workshop dedicati su temi quali tech, business e marketing.
- Collaboro con E-ducare, una non-profit che si occupa di garantire il diritto all’istruzione a bambini provenienti da famiglie svantaggiate. Operiamo in Tanzania, all’interno di tribù Masai, e in Vietnam, dove abbiamo costruito scuole e avviato progetti culturali.
Attualmente vivo a Lisbona, in Portogallo, dove risiedo da quasi 3 anni per circa 6-8 mesi all’anno. In precedenza ho vissuto a Dublino per circa 5 anni.
2. Cosa ti ha spinto a diventare nomade digitale e qual è il percorso che ti ha portato fin qui?
Credo che sia iniziato tutto con la mia sete di viaggio, di libertà e di scoperta, dato che ho viaggiato fin da tenera età con la mia famiglia.
Nel 2012, dopo più di 12 anni in Italia come lavoratore dipendente (durante i quali viaggiavo un paio di volte all’anno), un discreto stipendio, e un lavoro a tempo indeterminato nel mondo enterprise, sentivo di non ricevere più gli stimoli che desideravo sul lavoro (e nella vita). E, soprattutto, sentivo che la mia wanderlust cominciava contestualmente a divorarmi le viscere.
Presi quindi due decisioni importanti:
- investire maggiormente nella mia attività secondaria di quel tempo, lo sviluppo di siti web (su cui lavoravo sporadicamente la sera con un mio collega, poi diventato co-founder), e nella formazione in ambito business;
- trasferirmi a Dublino, Irlanda.
Queste due decisioni mi hanno portato non solo a rivoluzionare completamente la mia vita, ma anche a evolvermi sia come professionista sia come essere umano, confrontandomi con una cultura diversa e avendo l’opportunità di lavorare per aziende incredibili e meritocratiche. Senza considerare le persone meravigliose che ho avuto l’opportunità di conoscere.
L’ultima azienda per cui ho lavorato come dipendente, la quarta al mondo nella lista Fortune Global 500, rappresentava tutto ciò che avevo sempre cercato in un lavoro. Ottimo stipendio, flessibilità, possibilità di crescita, colleghi fantastici. Mancava solo una cosa: la libertà di vivere e lavorare ovunque desiderassi. La libertà di organizzare il mio tempo come desiderassi, la libertà di lavorare a qualcosa che fosse mio, e di spendere più tempo con le persone a me care.
Decisi quindi di investire il mio tempo nel far crescere il mio business. Tornavo a casa alle 7 di sera, cenavo con la mia partner, dopodiché lavoravo e studiavo fino alle 2 notte. Fino a che, un giorno, decisi di abbandonare il lavoro dipendente che amavo e dedicarmi al mio sogno.
Ciò che non sapevo è che il mio datore di lavoro mi avrebbe suggerito di lavorare a un progetto per la città di Dublino tramite la mia azienda, che avrebbe dato un importante boost a tutto ciò che sarebbe poi avvenuto nei mesi successivi. Un colpo di fortuna che non sarebbe mai arrivato se non avessi affrontato le mie paure e fatto un salto nel buio. Da quel giorno ho finalmente potuto abbracciare la mia natura location independent, che mi ha portato a viaggiare e lavorare in circa 30 paesi del mondo. E, cosa ancora più importante, mi ha permesso di avere molto più tempo libero da investire nelle mie passioni e nelle cose che davvero contano in questa vita: famiglia, amicizie, relazioni, esperienze.
3. Qual è stato l’ostacolo maggiore che hai dovuto affrontare e come lo hai superato?
Sicuramente mantenere la costanza nel gestire due lavori e sacrificare buona parte del mio tempo libero per costruirmi un futuro. Salutare amici e parenti non è stato facile, ma sono sempre in contatto con loro e trovo sempre il modo per vederli. Avevo appena comprato casa in Italia (in cui ho vissuto meno di 1 anno) e la mia decisione di partire era stata una sorpresa per molti e anche per me stesso.
Come l’ho superato? Continuando a credere in me stesso, in chi ha creduto in me e nel mio obiettivo.
Oggi sono davvero felice di averlo fatto, dato che mi sono ritrovato con molto più tempo disponibile per poter gestire le mie passioni, le amicizie, i viaggi e tutto ciò che la mia natura mi porta a inseguire.
4. Elenca tre pro e tre contro dell’essere nomade digitale.
PRO
- Libertà ed equilibrio lavoro/vita. Quando ho bisogno di una pausa, con un pochino di organizzazione posso prenderla in qualunque momento.
- La possibilità di poter lavorare ovunque è imbattibile.
- Vivere e assorbire diverse culture da tutto il mondo è una delle cose che mi fa sentire vivo. Ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno aiutato a divenire ciò che sono durante i miei viaggi.
CONTRO
- Non poter essere vicino a famiglia e amici cari in alcuni momenti importanti non è sempre facile.
- Avere molto tempo tra le mani richiede altrettanta disciplina nell’organizzare le proprie giornate in maniera produttiva. Siamo i nostri stessi controllori.
5. Cosa significa per te essere nomade digitale? Qual è il tuo stile di vita, la filosofia esistenziale che ti accompagna nel tuo nomadismo?
Non amo le etichette, ma se dovessi sceglierne una, direi che mi definisco uno slowmad.
In genere tendo a rimanere per circa 2 o 3 mesi in una località (ma non sempre), al fine di assaporarla appieno. Viverne la cultura, la lingua, le persone, i pro e i contro in maniera profonda e meno superficiale.
Inoltre, cerco sempre un luogo da chiamare casa, almeno per un pochino. In genere, se mi trovo bene in una località la mantengo come base per qualche anno mentre continuo a esplorare il mondo, per poi decidere se spostarmi o meno.
Il mondo è un libro, e chi non viaggia ne legge solo una pagina.
Questa frase rappresenta fedelmente la mia filosofia per quello che riguarda il mio essere nomade. L’apertura mentale che raggiunge continuando a uscire dalla propria zona di comfort è qualcosa che pochi altri stili di vita, a mio avviso, sono in grado di darci. Si incontrano persone da tutto il mondo e si sfidano i propri limiti contando sulle proprie forze per affrontare nuove avventure e sfide quotidiane.
Vivo ogni giorno come se fosse l’ultimo, non ho idea di quanto tempo io abbia a disposizione su questo pianeta, pertanto cerco di farmi guidare dal mio istinto e di assaporare ogni colore che questo meraviglioso arcobaleno chiamato vita mi può donare.
6. Parliamo di comfort zone. Se potessi insultarla, maltrattarla o sbeffeggiarla (anche simpaticamente) usando 3 parole per descriverla, quali sarebbero?
Che ne dici se rispondo con una immagine eloquente? 😉
7. Pensi che l’essere nomade digitale possa avere un’influenza sulla nostra società?
Assolutamente sì! Ed è già così. Faccio parte di diverse community internazionali e una delle iniziative che mi sta davvero a cuore è Nomads Giving Back.
Questa particolare community di nomadi, tutti volontari, si occupa di diverse iniziative sociali presso comunità locali in molte regioni del mondo. Inoltre organizza viaggi, workshops, conferenze e progetti volti a introdurre un cambiamento positivo in numerose aree del pianeta, contribuendo a cause benefiche e iniziative non-profit.
Anche in E-ducare abbiamo molti volontari che provengono dal mondo nomade. Tutte persone fantastiche che danno il proprio contributo nel rendere il mondo un posto migliore per le nuove generazioni.
8. Sei molto attivo in diverse community di nomadi digitali in giro per il mondo. Fra tutte le esperienze a cui hai partecipato, quali ti hanno lasciato qualcosa di speciale?
Wow! Me ne tornano in mente diverse, ma due esperienze degli ultimi anni, in particolare quelle del 2019, si sono rivelate incredibili:
- partecipare come speaker e sponsor al NomadCity di Gran Canaria.
La gioia (e un pochino di ansia) nel tenere uno speech di fronte a un’audience di 300 persone, confrontarmi con straordinari professionisti da tutto il mondo, ognuno con la propria storia, ognuno con le proprie sfide da affrontare ma tutti accomunati dalla visione di una vita fatta non di soli muri e scrivanie. Ciò che mi ha davvero riempito il cuore, tuttavia, è stato incontrare di persona per la prima volta diverse persone della community NDI con cui avevo collaborato o chiacchierato online anche per diversi anni. E ho constatato con piacere che il rapporto di amicizia nato durante questi anni ha permesso che mi sentissi come se ci conoscessimo da sempre. - NomadCruise, una crociera, o meglio, conferenza on the sea dalla Spagna al Brasile con altri 300 nomadi digitali. Una delle esperienze più incredibili di sempre. Ho incontrato persone da tutto il mondo, alcune con storie da togliere il fiato. Ad esempio una ragazza che ha perso ogni cosa a causa dell’uragano Katrina e che ora viaggia il mondo promuovendo diverse iniziative sociali nel non-profit. Ho creato legami solidi con un gruppo di nomadi conosciuti in crociera e con cui ho trascorso diverse settimane in co-living una volta arrivati in Brasile. Con loro ho riso, lavorato, bevuto, fatto sport e conversato fino all’alba, con i gabbiani, le luci del mattino e il vasto oceano di fronte a noi a fare da sfondo. Cosa intendo per legami solidi? Una volta rientrati dalla crociera sentivamo già la mancanza del gruppo, e pochi mesi dopo ci siamo ritrovati a condividere un appartamento in Messico per 2 mesi!
9. Nel futuro ti vedi ancora nomade o pensi che vorrai stabilire il tuo nido da qualche parte?
Come dicevo, mi considero uno slowmad. Nonostante viaggi per molti mesi all’anno, amo avere una base in un particolare luogo presso cui tornare anche per diversi anni.
Non so se la mia voglia di viaggiare vorrà mai tranquillizzarsi, ma lascio volentieri all’Alex di domani questa decisione! Per ora, credo di aver trovato il perfetto equilibrio tra stabilità e pazzia.
10. Qual è il consiglio più prezioso che daresti a chi vuole intraprendere la tua strada o professione?
Per quanto riguarda il lasciare il lavoro dipendente in funzione di qualcos’altro (sia esso il viaggio di per sé, avviare una startup, o lavorare come freelancer), suggerirei di cercare prima di risparmiare qualche soldo, e dedicare parte della tua giornata (o serata come nel mio caso) nell’investire in skills che ti permettano di lavorare online. Da’ un’occhiata alle professioni più gettonate e cerca tra di esse quella che più si avvicina al tuo modo di essere e ai tuoi interessi. Sono una persona impulsiva, quindi non nego di essere saltato giù da una scogliera e aver costruito il paracadute solamente durante la caduta. Sicuramente, però, la soluzione che consiglio è più sicura per molti.
Per quanto riguarda la mia professione (e vale sia per lo sviluppo che per il mondo imprenditoriale): studia, sperimenta, fallisci e impara dai tuoi errori, parla con altre persone nel settore di tuo interesse, partecipa a meetup, guarda video.
In poche parole: investi in te stessa o te stesso e dipingi il tuo mondo con i colori che desideri.
11. Minimalismo è di solito una caratteristica che contraddistingue un nomade digitale. Come si fa a chiudere tutta la propria vita in poco spazio e che vantaggi apporta seconda la tua opinione?
Abbraccio completamente il minimalismo, ma credo di non essere ancora arrivato a viverlo totalmente. Tuttavia quando viaggio porto con me solo pochi abiti (che lavo presso le lavanderie locali e riutilizzo) e il mio zaino tecnologico, nel quale ripongo il mio laptop e l’attrezzatura fotografica. Non ho mai avuto particolari problemi nello spostarmi durante i miei viaggi, proprio perché riesco a rimanere abbastanza leggero.
Essere in grado di mettere la nostra vita in uno zaino ci aiuta a renderci conto di cosa è davvero importante per noi e cosa, invece, è superfluo. Senza contare quanto diventi facile muoversi!
12. Hai un aneddoto da raccontarci, magari una piccola disavventura che ti è capitata in viaggio e che successivamente si è dimostrata una grande lezione?
In aereo, mai lasciare il passaporto nel sedile di fronte al tuo.
Durante il mio primo viaggio a Londra, quasi due decadi fa, ho lasciato il passaporto sull’aereo e sono quasi rimasto bloccato senza poter confermare la mia identità. Sì, sono riuscito a recuperarlo al mio ritorno, ma la storia che avvolge questa distrazione è piuttosto divertente. Se vuoi saperne di più chiedimelo nei commenti!
Altra cosa importante: non dare mai per scontato di trovare i medicinali e i prodotti che per te sono importanti in Europa quando viaggi in alcuni paesi (come il Brasile ad esempio). Assicurati di portarti dietro tutto quello di cui hai bisogno, soprattutto quando si parla di salute.
13. Tre città o luoghi che un nomade digitale dovrebbe vedere almeno una volta nella vita e perché.
- Chiang Mai, in Thailandia, e dintorni: community di nomadi fenomenale, cibo fantastico, templi da togliere il fiato e… l’Elephant Jungle Sanctuary!
- Oaxaca, in Messico: forse il miglior luogo in Messico per quanto riguarda il cibo. Case coloratissime, Speakeasy Bar ovunque, street art, musei, musica, mezcal e costi assolutamente contenuti. La gente è meravigliosa e Monte Alban, dove sorgono fantastici templi zapotechi, è qualcosa di incredibile. Ho amato così tanto Oaxaca che sto meditando di viverci per alcuni mesi all’anno. Se hai visto Coco della Disney, sai già di cosa sto parlando.
- Lisbona, in Portogallo: il più grande nomad meetup al mondo, un clima meraviglioso, cibo incredibile, persone fantastiche. Tantissimi festival, artisti, musei, music gigs. L’oceano, Il fiume Tago, le pasteis de nata, gli edifici imperiali e i vicoli che aprono la porta a piccoli mondi. Lisbona è la mia città preferita in Europa e non a caso.
14. Una canzone che hai raccolto (o che ti ha accompagnato) durante un viaggio
Sono ossessionato dalla musica, è così difficile sceglierne una. Ma ti lascio due canzoni che mi rappresentano:
I owned every second that this world can give, I saw so many places, the things that I did, and with every broken bone, I swear I lived.
I Lived – One Republic
I am a million miles ahead from where I am from, But I still have another million miles to go.
Trouble – Avicii
15. Se la tua vita fosse un messaggio che dai al mondo, che messaggio sarebbe?
Lo avranno detto in molti, ma non posso che abbracciare la stessa filosofia: “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Lavora sulla tua empatia, sul significato che desideri dare alla tua presenza in questo mondo, cerca di essere il più possibile priva o privo di pregiudizi. Oltre ogni cosa, cerca di vedere la bellezza in ogni singola persona ed esperienza.
Vivi ogni istante che la vita ha da offrire, fa’ tesoro di ogni esperienza, e cerca di divenire una versione migliore di te giorno dopo giorno. Ogni giorno domandati: “se oggi fosse il mio ultimo giorno su questo pianeta, come vorrei viverlo?”
16. Sei felice?
Il concetto di felicità è qualcosa di piuttosto complesso da esporre in poche righe per quello che riguarda la mia persona.
Tuttavia, in questo momento della mia vita, sono molto sereno e felice del percorso che mi ha portato a poter dire che sto vivendo e non solo sopravvivendo. Quindi direi proprio di esser felice, a modo mio.
Nella foto qui sotto, scattata a Lanzarote, sono seduto a un tavolino di un ristorante all’interno di un vulcano, faccio finta di lavorare (e sto usando un laptop non mio), mentre in realtà sto aspettando di mangiare. Sembro piuttosto felice, no? 😬
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