Andrea Scarpetta, affiliate marketer e consulente SEO

Andrea Scarpetta ha lasciato il suo lavoro da consulente in agenzia per diventare libero professionista e crearsi un'attività propria. Ora insegue le stagioni nei luoghi che preferisce grazie alla libertà che si è guadagnato con anni di studio e lavoro.


Qui Andrea ci racconta il suo percorso e com'è arrivato dov'è oggi, rispondendo alle domande di Simona Camporesi.

1. Andrea Scarpetta in due parole: Chi sei? Dove ti trovi attualmente e in cosa consiste la tua attività di nomade digitale?

Nel momento in cui vi scrivo sono in Italia, per vari motivi di salute e COVID, ma la mia natura è piuttosto “quantica”: nel momento in cui cercate di capire dove sono, probabilmente mi sono già spostato altrove (appena riprendono i voli). Sono prevalentemente un affiliato e ogni tanto faccio il consulente SEO per le aziende. Nel tempo libero leggo “un botto” di manga giapponesi.

2. Cosa ti ha spinto a diventare nomade digitale e qual è il percorso che ti ha portato fin qui?

Dopo aver lavorato molti anni in un’agenzia come consulente e come dipendente, ho letto The 4-Hour workweek di Tim Ferriss e ho pensato che volevo vedere un po’ del mondo finché avevo le energie per farlo. Non volevo lasciare di punto in bianco il lavoro, perché ero un professionista rispettato a livello nazionale nel mio campo, ma non vedevo una “exit strategy”. Così me la sono costruita passo dopo passo dal 2014, impiegando le competenze che avevo sviluppato per conto dei clienti negli anni precedenti… solo che questa volta il cliente ero io.

3. Qual è stato l’ostacolo maggiore che hai dovuto affrontare e come lo hai superato?

Pensare come un giocatore di Monopoly. Se vuoi avere successo devi costruire il tuo “patrimonio” un poco alla volta, piantando casette e alberghi. Più ne hai, più sei “ricco”. L’altro grosso ostacolo è stato imparare a delegare, perché, nonostante sappia fare molte cose, non sono sicuramente il migliore del mondo, quindi ho dovuto imparare a fidarmi di alcune persone e DELEGARE. E di alcune di loro ora non potrei fare più a meno. Grazie a questo non sono più il collo di bottiglia nella mia attività online.

4. Elenca tre pro e tre contro dell’essere nomade digitale.

PRO

– Lavori a progetto, non a ore. Non c’è nessuno che ti costringe a timbrare il cartellino. Se non è così, sei solo un “dipendente in remoto”.

– Cose come il pendolarismo te le scordi e provi compassione per chi non ne può fare a meno.

– Se ce la fai, puoi evitare le stagioni “umide e fredde” e farti un anno di primavere ed estati. Ma se ti piacciono, puoi farti un anno di autunni e inverni (de gustibus!).

CONTRO

– Hai meno scambio di idee con persone della tua sfera professionale, quindi la tua crescita è rallentata. Devi assolutamente frequentare conferenze di aggiornamento e te le devi pagare tu!

– Iniziare o mantenere una relazione sentimentale è impossibile, a meno che l’altra persona non abbia lo stesso stile di vita. Idem se vuoi avere un animale di compagnia! Per fortuna ci sono i cat cafè…

– Se hai problemi di salute gravi, devi capire come e dove farti operare. E non tutte le strutture sanitarie del mondo sono buone o abbordabili come costi.

5. Cosa significa per te essere nomade digitale? Qual è il tuo stile di vita, la filosofia esistenziale che ti accompagna nel tuo nomadismo?

Mentre costruisco il mio business, anno dopo anno, vorrei vedere più posti possibile, ma lentamente: non sono un turista scellerato, preferisco un’esperienza più lenta e soprattutto vorrei limitare al minimo il mio impatto sull’ambiente. Inoltre, ho un sacco di conoscenti sparsi per il mondo: visto che loro non possono viaggiare facilmente, tanto vale che vada a trovarli io!

6. Pensi che l’essere nomade digitale possa avere un’influenza sulla nostra società?

Sì e no. Il numero dei nomadi è troppo esiguo e la maggior parte delle società si basa su un’architettura “tribale” che necessita di certezza e stabilità. Il ruolo del nomade digitale è di entrare in contatto con altre culture e raccontarle a chi non è potuto partire. Dovremmo considerarci sciamani e cantastorie per ispirare gli altri e abbattere i pregiudizi e i luoghi comuni.

7. Qual è il consiglio più prezioso che daresti a chi vuole intraprendere la tua strada/professione?

Fatti un’esperienza in azienda per almeno cinque anni (anche più di una!) e inizia subito a costruire il tuo “capitale” che farai fruttare in futuro. È una maratona a ostacoli, non una corsa a chi percorre i 100 metri in meno tempo.

8. Tre città/luoghi che un nomade digitale dovrebbe vedere almeno una volta nella vita e perché.

– Valencia: è una città della Spagna molto equilibrata, ci sono molte cose da vedere e da fare, ma ha sempre lo spirito “lento” di un paesone di provincia.

– Tokyo: per capire dove può arrivare il pendolarismo e perché visitarla ogni tot anni può ravvivare il proprio “disgusto” per l’affollamento (ma la città in sé io l’adoro).

– Non c’è un terzo posto, onestamente ognuno deve provare, provare e ancora provare.

9. Se la tua vita fosse un messaggio che dai al mondo, che messaggio sarebbe?

Cosa sei disposto a sacrificare per arrivare ad uno stile di vita che pochi si possono permettere?

10. Sei felice?

Mah, la felicità è come l’oppio. Una volta che l’hai ottenuta, poi ti dà assuefazione. Nella vita bisogna essere “folli” e “affamati” come diceva Steve Jobs: bisogna avere quel senso di insoddisfazione che ti porta a fare “qualcosa di più”. E quando ci riesci non sei “felice”, sei entusiasta, ma poi sposti la bandierina e ricominci a correre. È una maratona, dopotutto.

Sito web di Andrea: andreascarpetta.it

Se vuoi contattare Andrea Scarpetta: seo@andreascarpetta.com

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Redazione
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