Aggiornato il 08/03/2024 dalla Redazione
1 Angelo Bianchi in due parole: Chi sei? Dove ti trovi attualmente e in cosa consiste la tua attività di nomade digitale?
In questo momento sono in Italia. Ero rientrato dai Balcani quando pochi giorni dopo è iniziato il lockdown per il COVID.
Difficile dire chi sono in due parole. Sono tante cose, in continuo cambiamento ed evoluzione. Tante esperienze diverse che nel tempo ho fatto convergere nel mio lavoro. Potrei dire, creativo, sognatore, visionario, futurista, osservatore, a volte ossessivo, a volte ribelle. Mi occupo di branding, design e innovazione e collaboro con società ed agenzie in Italia e all’estero in qualità di consulente strategico, d’immagine e identità aziendale/branding, direttore artistico/creativo e designer/webdesigner (UX/UI).
Uno dei miei ruoli chiave è quello di aiutare le persone e i loro progetti a “vedere” oltre se stessi, stimolare il pensiero creativo, aprire nuovi varchi, ricercare possibilità e soluzioni alternative, immaginare e realizzare possibili scenari futuri per essere sempre all’avanguardia.
Sono sempre stato attratto dallo sconosciuto, dall’ignoto, dal funzionamento del cervello e dell’essere umano, dal come percepiamo e creiamo la realtà, dalla creatività e dall’illusione dei sensi. Nel corso degli anni ho sperimentato diversi studi, filosofie e pratiche sul funzionamento del cervello e dell’essere umano, con il focus sulla percezione e su quella strana cosa che chiamiamo “realtà”.
Dalle percezioni visive, legate al mondo del disegno, alla psicologia della Gestalt e altri approcci del “mondo occidentale” (Neuroscienze, Analisi Transazionale, Ipnosi Ericksoniana, Pnl clinica), agli insegnamenti del “mondo orientale”, (pensiero metafisico, filosofie orientali, culture native, sciamanesimo, meditazione, reiki, vipassana…) e dei diversi tipi di Yoga, (Yoga Nidra, Raja Yoga, Gnani Yoga) inteso come la scienza che studia l’unione tra corpo, mente, energia e per chi ci crede, anima o spirito.
Ho frequentato una scuola triennale di crescita personale, coaching e counseling conseguendo i seguenti titoli ed esperienze che utilizzo con alcuni clienti durante processo di lavoro:
- Master Practitioner (PNL);
- Formatore per lo sviluppo delle risorse e del potenziale umano;
- Life Coach.
Ci tengo a precisare che questi titoli li ho conseguiti dopo oltre 500 ore di teoria e 500 ore di pratica e non in un corso di due sere o come regalo nelle patatine!
2 Cosa ti ha spinto a diventare nomade digitale e qual è il percorso che ti ha portato fin qui?
Il desiderio di conoscere il mondo, i suoi abitanti, i suoi luoghi, senza limiti di tempo.
Ho sempre lavorato in ambito creativo ma la svolta è avvenuta quando ho capito che potevo farlo ovunque. L’energia segue l’attenzione e ho “incontrato” il mondo dei nomadi digitali che mi ha dato il coraggio e la motivazione necessaria per crederlo possibile. Gradualmente ho iniziato la mia mutazione da fisso a mobile, soprattutto in seguito grazie agli stimoli e scambi avvenuti con il gruppo Nomadi Digitali Italiani.
3 Qual è stato l’ostacolo maggiore che hai dovuto affrontare e come lo hai superato?
La paura di non trovare clienti nuovi da remoto e avere il coraggio di abbandonare o dire di no (anche durante periodi difficili) ai clienti che pretendevano una presenza fisica.
Dando sempre il meglio di me in ogni progetto sono riuscito a debellare le paure dei miei clienti precedenti legate al fatto della non presenza fisica… e il passaparola piano piano si è diffuso anche sul web! Ho dovuto lavorare molto su me stesso a livello di crescita personale e professionale per imparare a gestire in modo equilibrato le diversi componenti, (strumenti, capacità, emozioni, paure, conoscenze, lavoro, tempo libero, vita privata) necessarie a trasformare la mia professione da fissa a nomade.
4 Elenca tre pro e tre contro dell’essere nomade digitale.
PRO
- La libertà e la gioia di stare nella natura su un’isola tranquilla con di fronte il mare, vedere l’orizzonte mentre lavoro ad un progetto che mi appassiona e fare una pausa con un po’ di snorkeling nella barriera corallina.
- Potersi immergere nella realtà del posto, confrontarsi con i diversi modi di vivere e di fare le cose, vedere come si manifesta la varietà della vita e la creatività dell’essere umano nei diversi luoghi mi stupisce, mi illumina, mi apre la mente e mi stimola profondamente.
- Avere un sacco di input, amicizie nuove, interessanti e assaggiare i cibi di tutto il mondo.
CONTRO
- Può capitare di sentirsi soli e dispersi nel vuoto cosmico.
- Trovare le condizioni “ideali” per lavorare non è sempre scontato, soprattutto nei luoghi più “estremi”.
- La lontananza dagli amici e dai propri cari.
5 Cosa significa per te essere nomade digitale? Qual è il tuo stile di vita, la filosofia esistenziale che ti accompagna nel tuo nomadismo?
Poter essere libero di trascendere gli assurdi, limitanti e primitivi schemi dalla nostra società spinta dal delirio del turbocapitalismo che non rispetta più niente e nessuno, né le persone, né il pianeta, e dalla follia del dover lavorare duramente un anno per un’ora d’aria o un settimana di ferie (parola che odio) senza neanche poter conoscere veramente i luoghi che visiti e le persone che incontri. Perché in una settimana cosa vuoi conoscere? La vita è e vale molto di più. Incontrare la verità al di là dei preconcetti e stereotipi.
6 Pensi che l’essere nomade digitale possa avere un’influenza sulla nostra società?
Sì, ma dipende da che persona sei. Quando sono in viaggio mi accompagna sempre un profondo senso di Fratellanza Universale. Mi è capitato di conoscere luoghi e persone che, anche in pochi giorni, mi sono rimasti nel cuore per sempre. Siamo tutti fratelli che abitano la stessa casa, il Pianeta Terra e se ci ricordiamo e viviamo questo, siamo persone migliori. E se siamo persone migliori, la vita e il mondo sarà migliore. A volte basta anche solo un gesto sincero verso un “estraneo” incontrato in un paese sconosciuto per innescare a cascata, una catena di eventi che possono cambiare il mondo.
7 Qual è il consiglio più prezioso che daresti a chi vuole intraprendere la tua strada/professione?
Per quanto riguarda la professione e il lato creativo, bisogna essere estremamente avidi di input, di nuove conoscenze, essere grandi osservatori, allenarsi ad oltrepassare e mettere in gioco pensieri e credenze personali, uscire da se stessi immedesimandosi negli altri, cosa che mi piace chiamare “schizofrenia controllata”.
A prescindere dalla professione, credo fermamente che la cosa più importante sia quella di lavorare su se stessi dal punto di vista psicologico e motivazionale, per sviluppare una grande fiducia in sé in modo tale che, qualunque cosa succederà, noi saremo pronti ad affrontarla. Credere che puoi realizzare qualunque cosa e imparare a gestirti.
8 Tre città/luoghi che un nomade digitale dovrebbe vedere almeno una volta nella vita e perché.
Per un discorso di lavoro e networking direi:
- Bali
- Chiang Mai
- le Canarie
Per quanto riguarda invece il piacere e la bellezza di lavorare su un’isola in un ambiente naturale e nei pressi della barriera corallina come piace a me, direi:
- Karimunjava (Indonesia)
- Ko Lipe e Ko Phangan (Thailandia)
9 Se la tua vita fosse un messaggio che dai al mondo, che messaggio sarebbe?
Essere abbastanza folli da credere nell’impossibile anche quando tutti dicono il contrario.
La Mente e il modo di pensare di ogni singolo individuo ne determinano il carattere, l’identità, le azioni e l’ambiente che egli crea attorno a sé. Così pure la mente collettiva di una società determina le condizioni esistenti sul proprio Pianeta.
10 Sei felice?
Sì, tranne quando sono preda del perfezionismo che mi porta a vedere solo ciò che va migliorato o quello che ancora manca. Certo è positivo per crescere ma non bisogna esagerare, altrimenti si rischia di non essere mai soddisfatti anche se abbiamo ottenuto grandi risultati.
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