Arianna Pellegrini: copywriter freelance

Se una passione compie 10 anni, allora svela molti aspetti di noi che a volte teniamo nascosti. Quando quella stessa passione diventa il lavoro che svolgiamo al mattino, è già un gran modo di sentirci fieri quando la sera arriva. Così, rispondendo alla vita e alla sue intemperie sempre con la stessa passione si direbbe che abbiamo già scritto un buon incipit di una storia.

C’era una volta una ragazza con la valigia.
Che a furia di farla e disfarla ha scoperto l’equilibrio perfetto di peso, di carico, di sforzo. Che poi è lo scopo che cerchiamo un po’ tutti nella vita.

Prendersi carico di chi ci legge è un gesto di coraggio, perciò siamo grati e ringraziamo Arianna Pellegrini di averci portato un po’ a zonzo. Con sé. In quella valigia.

1. Arianna, in due parole: chi sei? Dove ti trovi attualmente e in cosa consiste la tua attività?

Mi trovo a Perugia, la mia base fissa in Italia. Mi sono trasferita qui dopo otto anni di vita in Irlanda per seguire il mio compagno. Lui per indole e lavoro è 100% location dependent, io invece mi annoio a stare sempre nello stesso posto quindi quando ho voglia prendo il pc e parto per un viaggio in solitaria. I miei viaggi in genere durano da uno a tre mesi.

A contrario del mio compagno, ho un lavoro 100% location independent. Lavoro come copywriter freelance, principalmente scrivo articoli per blog e siti del settore viaggi e vacanze. Mi piace il mio lavoro, ma non è una vocazione o una missione. È un lavoro.

2. Cosa ti ha spinto a diventare nomade digitale e qual è il percorso che ti ha portato fin qui?

Potrei dire che il percorso è iniziato con la mia nascita. Ho l’attitudine al viaggio nel DNA perché ho sempre bisogno di stimoli nuovi, ogni situazione – anche la più bella – prima o poi mi viene a noia.

A un certo punto della mia vita ho realizzato che 21 giorni di ferie all’anno erano troppo pochi per soddisfare la mia innata curiosità. Complicazione ulteriore, non ho mai amato i viaggi in cui ogni giorno ci si sposta da un posto a un altro, mi piace stare ferma in ogni posto per un po’. E come se non bastasse, ben prima che Greta iniziasse a fare le sue proteste io ho sviluppato un’avversione ai voli low cost e un desiderio di viaggi lenti in treno o in nave. Un lavoro location independent era proprio necessario!

Da un punto di vista pratico l’unica cosa specifica che ho fatto per diventare freelance, e quindi nomade digitale, è stato leggere online le esperienze di chi già lo faceva e trarre dalle vite altrui spunti e informazioni pratiche.

Scrivere testi per internet è stato invece un ritorno alle origini. Il mio primo lavoro nella comunicazione online risale al 2002, quando ancora studiavo all’università. C’è stato un buco tra il 2008 e il 2016 dovuto al fatto che in Irlanda mi sono dovuta adattare a fare i lavori che trovavo, alcuni online altri no. Nel 2011 ho aperto un travel blog, un hobby che coltivo ancora adesso. “La Ragazza con la Valigia” è stata un’ottima palestra per apprendere nuove competenze e anche un biglietto da visita da mostrare a potenziali datori di lavoro prima e clienti poi.

3. Qual è stato l’ostacolo maggiore che hai dovuto affrontare e come lo hai superato?

Me stessa. Sono timida ed introversa, questo mi limita tantissimo sia nelle relazioni personali sia nelle opportunità lavorative. Le cose sono migliorate da quando non lo vedo più come un difetto ma come una mia caratteristica personale.

Ironicamente, il consiglio che darei ad aspiranti nomadi dal carattere timido ed introverso è proprio viaggiare da soli. Quando l’acqua arriva alla gola impari a nuotare.

4. Elenca tre pro e tre contro dell’essere nomade digitale.

PRO

  1. Vivi tante situazioni diverse, e questo per una persona curiosa come me è un pro che da solo vale tutti i contro.
  2. Sviluppi una flessibilità mentale che ti aiuta a reagire alle situazioni impreviste della vita con più forza.
  3. Non hai capi, colleghi a cui ti tocca sorridere per forza, orari e – udite, udite – niente Risorse Umane. Sweet! (io ero insofferente alla filosofia corporate e a tutto ciò che comportava nelle relazioni quotidiane)

CONTRO

  1. Tante, spesso troppe, ore al computer.
  2. Il fisco. Solo a nominarlo mi viene mal di testa.
  3. A volte ti senti un alieno. Quando parlo con persone che hanno uno stile di vita tradizionale non di rado mi sembra che parliamo due lingue diverse.

5. Cosa significa per te essere nomade digitale? Qual è il tuo stile di vita, la filosofia esistenziale che ti accompagna nel tuo nomadismo?

Assecondare la mia personale evoluzione. Ascoltare come cambiano i miei bisogni e i miei desideri nelle diverse fasi della mia vita e sulla base di quello vivere le esperienze per me più appaganti.

6. Parliamo di comfort zone. Se potessi insultarla, maltrattarla o sbeffeggiarla (anche simpaticamente) usando 3 parole per descriverla, quali sarebbero?

Non la descriverei, le chiederei urlando: “Dove ti nascondi brutta s*****a?”. Scherzi a parte, credo non ci mai stata una comfort zone nella mia vita. Vengo da una famiglia che faceva fatica ad arrivare a fine mese. Non ci è mai mancato niente, ma non siamo nemmeno stati tanto comodi. Questa è stata al tempo stesso la mia maledizione e la mia grande fortuna. Maledizione perché non conosco la spensieratezza totale, in fondo in fondo sento sempre quella vocina che mi chiede: “e poi come farai a mantenerti?”. Fortuna perché se hai fatto tua l’arte di arrangiarti molto presto sai benissimo che il come mantenersi è sempre un problema risolvibile.

7. Pensi che l’essere nomade digitale possa avere un’influenza sulla nostra società?

Sono convinta di sì, anche se trattandosi di un cambiamento sociale gli effetti importanti si vedranno a lungo termine.

8. Secondo te c’è una differenza di filosofia tra chi decide di lavorare nel digital ma essere stanziale, e chi invece persegue il nomadismo?

Per il mio stile di vita uso il termine “nomade stanziale”: sono nomade di indole, ma di fatto ho una base fissa, è il mio porto da cui partire e a cui tornare. Sì, credo ci sia molta differenza tra questo stile di vita e il nomadismo, sia in aspetti pratici che emotivi. Ad esempio, io non ho bisogno di un’assicurazione di viaggio annuale, non devo chiedermi dove fissare la residenza fiscale, posso possedere qualche oggetto in più di quelli che ci stanno in uno zaino da 10 kg e mi è più facile mantenere i contatti con la famiglia e gli amici di vecchia data.

Qui lasciatemi fare una piccola digressione. Ci tengo a sottolineare che viaggio in solitaria e relazione di coppia non si escludono automaticamente. Mi preme sottolinearlo perché temo che ancora tante persone, soprattutto donne, rinuncino a cambiare il loro stile di vita per paura di rimanere single.

E se mi è permessa qualche altra riga fatemi dire che non è necessario avere “una marcia in più” per diventare nomadi digitali, basta la voglia di mettersi in gioco. Io sono una persona semplice. Non sono stupida ma non ho manco il guizzo geniale, non spicco per un talento particolare, se poi parliamo di fiuto per gli affari ne ho zero. Eppure da 5 anni mi mantengo con un lavoro freelance di scrittura che mi permette di viaggiare quando voglio. Ho studiato tanto, quello sì, ma è una cosa che può fare chiunque abbia buona volontà, no?

9. Qual è il consiglio più prezioso che daresti a chi vuole intraprendere la tua strada/professione?

Metti in conto fatica, errori, delusioni e cali di motivazione. Se sei pronto ad accettarli allora ce la farai.

Ricorda: essere nomadi digitali è una delle tante strade nella vita. Non è che se ne scegli un’altra sarai immune da fatica, errori, delusioni e cali di motivazione. Visto che nella vita c’è da sbattersi, meglio farlo per un modo di vivere che senti tuo.

10. Minimalismo è di solito una caratteristica che contraddistingue un nomade digitale. Come si fa a chiudere tutta la propria vita in poco spazio e che vantaggi apporta seconda la tua opinione?

Si impara. A ogni viaggio togli roba che non hai usato in quello precedente fino a trovare il tuo “ok il peso è giusto”.

Il minimalismo è un toccasana per la vita personale e per il pianeta, va promosso con tenacia secondo me sia in uno stile di vita 100% nomade digitale sia nella mia modalità nomade stanziale. È l’unico antidoto efficace al consumismo, principale responsabile di tanti aspetti negativi del mondo in cui viviamo oggi.

11. Hai un aneddoto da raccontarci, magari una piccola disavventura che ti è capitata in viaggio e che successivamente si è dimostrata una grande lezione?

In Marocco ho dovuto fare la profilassi antirabbia perché ero stata morsa da un cane. Mi ero spaventata molto perché la rabbia è ancora diffusa in quel paese ed è una malattia per la quale non c’è cura. L’unica cosa da fare è il vaccino. Mi ero rivolta a un centro di ricerca vaccini di Tangeri e loro mi hanno indirizzata a un ospedale locale. Mi aspettavo un centro di eccellenza… mi ritrovo in un bugigattolo pieno di scartoffie, non avevo visto così tante scartoffie sopra a una scrivania manco nei film di Fantozzi. Fatta l’iniezione il medico mi mette in mano una boccetta e fa: “Per te”. Non capisco se è una medicina da prendere subito o a casa, il medico vede la mia sorpresa e mi batte una pacca sulla spalla. “Souvenir del Marocco”, mi dice, e scoppia in una grassa risata. A me in un secondo scorrono nella mente lo spavento del morso, il non sapere a chi rivolgermi, le telefonate inutili ad ambasciata e assicurazione, l’aver modificato l’itinerario pur di farmi curare dal centro di eccellenza che poi si rivela un bugigattolo… e questo qui mi ride in faccia! Cosa potevo fare? Ho riso anch’io, di gusto. E davvero mi sono portata a casa la boccettina del vaccino vuota come souvenir. Lezione imparata? Meglio riderci su.

12. Tre città/luoghi che un nomade digitale dovrebbe vedere almeno una volta nella vita e perché.

Quelli che consiglio sono due luoghi “facili” in UE (niente visti!), adatti ad una prima esperienza di nomadismo digitale, e un luogo pensato per chi è stufo di viaggi in aereo.

1. Gozo. A 15 minuti di nave da Malta, l’isola di Gozo offre gli stessi vantaggi (mare, bel clima, inglese come lingua ufficiale, internet) senza il traffico che congestiona l’isola principale. È un’isola piccola, sconsigliata a chi cerca opportunità di networking o vita notturna, ma perfetta per chi dopo il lavoro vuole ricaricarsi con lunghe passeggiate.

2. Transilvania. A Cluj-Napoca ci sono tanti co-working a prezzi accessibili, i giovani parlano tutti inglese, comunicare è facile. La gente è splendida. La regione è stupenda, si possono visitare parchi nazionali mozzafiato (tanto trekking anche qui), castelli suggestivi, città che sembrano uscite da una fiaba.

3. Marocco. Una destinazione meravigliosa per chi sogna un viaggio lento. Si può arrivare dall’Italia con un viaggio in nave di due giorni. Non è una crociera turistica, i passeggeri sono quasi tutti marocchini che vanno a trovare le famiglie d’origine: questo permette di calarsi nella cultura del paese di destinazione già durante lo spostamento. Il paese è grande, con una grande varietà di paesaggi ed esperienze che si possono fare. Si gira bene con i mezzi pubblici. Le località dove ho lavorato meglio sono Taghazout (una cittadina di mare famosa per il surf), e Casablanca (qui mettete in conto prezzi più alti rispetto alla media marocchina).

13. Una canzone che hai raccolto (o che ti ha accompagnato) durante un viaggio

Destination Calabria, ricordo di una notte di divertimento al Full Moon Party in Thailandia. Mi fa ridere il contrasto tra il dove l’ho ascoltata e la località del titolo. Non sono ancora stata in Calabria, ma non ci trovo nessun nesso con Ko Pha-ngan! 😊

14. Se la tua vita fosse un messaggio che dai al mondo, che messaggio sarebbe?

Sii gentile, consuma poco, vai a piedi ogni volta che puoi e accettati per ciò che sei.

15. Sei felice?

A volte sì, a volte no, e mi sta bene così. Non concepisco la felicità come qualcosa di statico. Per me è un equilibrio: come tutti gli equilibri si costruisce con fatica e basta un niente per romperlo.

La mia vita è migliorata notevolmente quando ho smesso di cercare “la felicità assoluta”. Non combatto più la tristezza, la accolgo e la accetto come qualcosa che fa parte della vita. So che viene e poi va, in maniera naturale.

Per concludere vorrei raccontare un particolare che secondo me la dice lunga. Da quando lavoro freelance la mia salute ne ha beneficiato tantissimo. Gli otto anni in Irlanda sono stati gli unici in cui ho lavorato full time in azienda, e guarda caso sono anche quelli in cui ho preso più antibiotici. Tonsilliti, cistiti, virus strani che mi provocavano dolori al petto… ero arrivata a prendere antibiotici anche 5 volte all’anno. Antibiotici dal 2016 a oggi? Zero. Ok, no… uno solo, quando mi ha morso il cane 🙂

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Redazione
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