1. Elizabeth Sunday in due parole: chi sei? Dove ti trovi attualmente e in cosa consiste la tua attività di nomade digitale?
Sono una persona multipotenziale e dalle mille passioni.
Sono un’imprenditrice digitale e gestisco un tour operator dell’Oman insieme al mio business partner omanita Bakhit. Organizzo viaggi alla scoperta del Sultanato e lo faccio interamente dal mio laptop. Ci stiamo specializzando in glamping nel deserto e ogni tanto guido i miei gruppi, per cui trascorro alcuni mesi all’anno in Oman.
Non ho mai avuto un’unica vocazione perché amo tante cose. Sono anche una scrittrice perché amo le parole e un’insegnante volontaria nelle missioni perché amo aiutare. Negli anni a venire so già che scoprirò nuove passioni e mi imbarcherò verso nuove avventure.
Attualmente mi trovo a Salalah, al sud dell’Oman vicino allo Yemen. In questo momento il turismo è bloccato, così mi sto dedicando alla scrittura del mio libro. Ho inoltre iniziato a insegnare italiano online – ho un master per insegnare la lingua italiana agli stranieri che non ho mai usato – nonché yoga e meditazione su Zoom. Sto anche per aprire un mio negozio online su Etsy, di cui non parlo ancora per scaramanzia. Credo fortemente nel non parlare dei propri progetti finché non prendono vita: è sempre meglio lavorarci in silenzio.
2. Cosa ti ha spinto a diventare nomade digitale e qual è il percorso che ti ha portato fin qui?
Ero un’insegnante di inglese di scuola primaria ma prima di entrare di ruolo avevo lavorato per tre anni in Albania e fatto esperienze di volontariato in alcune missioni in Africa. Col tempo iniziai a scrivere delle mie avventure da espatriata e quando viaggiavo ed entravo in contatto con altre culture mi sentivo sempre viva e piena d’entusiasmo, che in Italia si era smorzato. Dopo due anni di aspettativa in cui vissi in Cambogia e poi viaggiai in giro per l’Asia, capii che avevo bisogno di un lavoro che non mi legasse a un luogo con un contratto annuale: la mia personalità aveva bisogno di libertà e di aeroporti.
Nel 2012 mi trovavo vicino a Krabi, in Thailandia, a cercare di scrivere per il web. Ma, si sa, qualcuno lassù non ci annovera tra i suoi architetti. Un’amica che faceva la guida turistica in Oman mi disse in una chiamata Skype: “perché non vieni in Oman? Hanno bisogno di guide che parlino italiano!”. Dopo due settimane planai a Muscat, dopo un mese iniziai a fare la guida e dopo cinque anni mi imbarcai in questa avventura digitale mentre ancora ero in Italia.
3. Qual è stato l’ostacolo maggiore che hai dovuto affrontare e come lo hai superato?
L’ostacolo maggiore è stato il riuscire a superare l’aspettativa che i miei genitori avevano su di me e che mi frenava nel prendere la decisione di dare le dimissioni dal posto di insegnante di ruolo. Superare le paure che mi sono state trasmesse dalla mia famiglia non è stato semplice e ha richiesto tanto coraggio e un po’ di incoscienza.
Sono riuscita a superarlo mettendo da parte loro nella mia testa per un momento, e mettendo me in primo piano: cosa voglio davvero? Se loro non esistessero, quale sarebbe il mio sogno e come vorrei vivere? In pochi minuti ho cambiato la mia vita. I miei genitori hanno accettato la mia scelta nel momento in cui hanno letto la felicità nei miei occhi e hanno visto che stavo bene (pur considerandomi sempre un po’ tocca).
4. Elenca tre pro e tre contro dell’essere nomade digitale.
PRO:
- il poter frequentare corsi interessanti (nel mio caso di meditazione e yoga in India) in qualunque periodo dell’anno senza dover aspettare le ferie;
- avere la libertà di poter tornare a stare un po’ con la mia famiglia (e la mia gatta) quando voglio, senza restrizioni di tempo;
- poter dare libero sfogo alla propria creatività e idee per vedere se funzionano: non avere uno stipendio fisso ti incentiva e sprona a darti da fare, a provare nuove strade che se si restasse nella zona di comfort non si proverebbero.
CONTRO:
- non è sempre facile avere auto-disciplina quando si lavora da casa, soprattutto per chi ha la tendenza a procrastinare ed è facile alle distrazioni;
- se si cambia spesso paese o città in cui vivere, può accadere di soffrire la solitudine e sentire la mancanza di una vita sociale;
- (caso personale) quando torno in Italia in estate mia mamma mi ripete all’infinito: “stai tutto il giorno al computer a perdere tempo, non ho ancora capito cosa fai!”. Non è che non ha ancora capito: ha capito benissimo, ma è il suo modo di farmi sentire in colpa per aver lasciato il posto fisso. Viva le mamme.
5. Cosa significa per te essere nomade digitale? Qual è il tuo stile di vita e secondo te c’è una differenza di filosofia tra chi decide di lavorare nel digital ma essere stanziale, e chi invece persegue il nomadismo?
Essere nomade digitale per me significa essere libera. Questa libertà ha un prezzo, e per me è avere saltuariamente l’ansia perché temo di non riuscire a mantenermi perché non ho più uno stipendio fisso. Tra la gioia di essere libera e l’ansia di doverla gestire scorre la mia vita.
Vivendo entrambe le situazioni a seconda del periodo dell’anno, posso dire che non c’è differenza tra il lavoratore digitale stanziale e quello nomade: l’importante è essere felici dove si è.
6. Pensi che l’essere nomade digitale possa avere un’influenza sulla nostra società?
Credo di sì: nel momento in cui il nomade digitale ama ciò che fa ed è soddisfatto del proprio stile di vita, riesce a trasmettere alle persone che lo circondano la stessa serenità e motivazione a scegliere una vita in linea con la propria personalità.
7. Qual è il consiglio più prezioso che daresti a chi vuole intraprendere la tua strada o professione?
Viaggiate e createvi una rete di conoscenze più ampia possibile, perché le opportunità spesso arrivano da là.
Se volete lavorare online nel campo del turismo, viaggiate tanto, fermatevi in un posto che amate, vivetelo e conoscetelo a fondo, state con i locali il più possibile e poi iniziate.
Se volete insegnare italiano agli stranieri fate un master di un anno e poi cercate lavoro in loco e non spedendo il curriculum via email.
Se volete insegnare yoga e meditazione fate tanta pratica per qualche anno e prendete una certificazione.
Ma prima di tutto, fate solo ciò che vi entusiasma, non ciò che vi potrebbe far diventare ricchi, ché senza passione non si va molto lontano.
8. Tre città o luoghi che un nomade digitale dovrebbe vedere almeno una volta nella vita e perché.
Phnom Penh: sok sabay? Come non amare un popolo che, per chiederti come stai o per salutarti, ti chiede “sei felice?”. Il popolo cambogiano è gentile, calmo e con un grande senso dell’umorismo. Qui feci un’esperienza di volontariato di un anno e ci ritorno spesso. È una città caotica di motorini, interessanti mercati locali e monaci buddhisti dalle tuniche arancioni che al mattino escono dalle pagode per chiedere l’elemosina con le ciotole appese a tracolla. Da vedere e da vivere. Per capirne la storia consiglio la lettura del libro “Fantasmi” di Tiziano Terzani.
Tehran: “Elizabeth. Beautiful name, beautiful face. Welcome to Iran”. Fui accolta così dall’addetto al controllo passaporti, e mi innamorai di tutto fin da quando uscii dall’aeroporto: l’aria cristallina di fine dicembre, la cultura, il cibo (il più buono al mondo, per me, dopo quello italiano), e soprattutto l’accoglienza delle persone. Ci sono tornata tre volte e sempre da sola, ma non sono stata da sola nemmeno un giorno. Viverci può essere un problema se si lavora da remoto, ma l’Iran è da vedere almeno una volta nella vita, per capire cosa c’è dietro il velo e apprezzare il dono della libertà.
Deserto Quarto Vuoto: a un nomade digitale può accadere un periodo di burnout in cui ha bisogno di staccare da tutto e da tutti… e anche dalla tecnologia. In questo caso consiglio di andare nel sud dell’Oman e fare un’esperienza di campeggio libero nel secondo deserto di sabbia più grande al mondo, Al Rub’al Khali. Il silenzio e un milione di stelle hanno un alto potere rigenerante e aiutano a prendere decisioni importanti.
9. Se la tua vita fosse un messaggio che dai al mondo, che messaggio sarebbe?
Il mio motto è: “se davvero vuoi fare qualcosa non aspettare e inizia a farla. Subito.” A seguire l’istinto non si sbaglia mai.
10. Sei felice?
La mia vita è un alternarsi di momenti di felicità e momenti in cui sono pensierosa.
Accettare il fatto che nulla è permanente mi aiuta a sentirmi serena durante i secondi. I momenti di felicità sono quelli in cui il mio entusiasmo è alle stelle, io lo so, e cerco di fare di tutto per inseguire le mie passioni, le uniche cose che mi fanno brillare gli occhi e amare la vita.
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