Stefano Giurin: SEO specialist e Creativo

C’è chi è passato alla storia per aver fatto un patto col diavolo. E chi fa tuttora la storia di questa community con un patto col karma.

Stefano Giurin è un creativo, un professionista, un viaggiatore. Di più, Stefano Giurin è la sua storia. E non è un caso questa affermazione. Per chi ci racconta che creare la propria realtà sia la filosofia che lo guida giorno per giorno, essere il legittimo proprietario della sua vita deve rappresentare la più alta aspirazione immaginabile.

Inutile negarlo… a noi questo tipo di libertà piace, ma solo se detta con la semplicità disarmante del nostro intervistato.
Lui che fa quello che vuole.
Quando vuole.
E come vuole.

1. Stefano, in due parole: chi sei? Dove ti trovi attualmente e in cosa consiste la tua attività di nomade digitale?

Chi sono? cerco di scoprirlo da un pezzo, ho l’elenco completo dei miei demoni che chiamo affettuosamente per nome, ho una relazione speciale con il KaroKarma, ma sono lontano dalla definizione di me.

Lavoro in remoto dal 2002 ma posso affermare di essere un nomade digitale solo dalla fine del 2016. Non possiedo una casa, auto, barca e tutti i miei averi sono in 12 scatoloni nella cantina di mio fratello. Viaggio con una borsa per il computer e una borsa da 50 litri: orgogliosamente ho superato il test per il bagaglio a mano di Ryanair.

Questa leggerezza e la vita nomade risolvono un sacco di problemi pratici, ad esempio posso passare una giornata in un market thailandese pieno di fantastiliardi di cose che comprerei immediatamente, campane tibetane, buddha di ogni dimensione, cose intagliate e comunque uscirne vivo rispondendo alla semplice domanda: poi dove li metto?

Sono un 25 enne con oltre 25 anni di esperienza, vivo di comunicazione da oltre 25 anni come creativo, art director, 3d artist, grafico, web designer. Lavorativamente parlando posso dirti che sono un creativo che adora risolvere problemi; davvero adoro prendere un problemone, scomporlo in pezzettini e risolverli uno ad uno… e il problema più creativo che conosco è combattere con Google, quindi dal 2013 mi occupo di SEO.
Adoro progettare come risposta alla mia idiosincrasia verso i lavori ripetitivi, odio i lavori ripetitivi. Se penso di dover fare la stessa operazione più di 8 volte comincio a pensare come automatizzarla, capita che ci metto più tempo a progettare l’automazione che a farlo a mano.

Ma la soddisfazione di schiacciare un tasto e vedere che finalmente il computer “fa tutto lui” è grande.
Sono decisamente, perfezionista, puntuale e presente.
Come dice un mio amico “sono puntuale: puntuale nel trovare soluzioni altamente creative, puntuale nella consegna dei lavori, puntuale negli incontri… senza la puntualità farei il pittore.”

Attualmente bloccato in Bolivia causa Covid.

2. Cosa ti ha spinto a diventare nomade digitale e qual è il percorso che ti ha portato fin qui?

Ho litigato con il postino a fine estate 2016… da lì una serie di fortunati eventi, il trampolino di El Hierro (si trattava della 1ª Workation di Nomadi Digitali Italiani) dove per 10 giorni ho convissuto con altri nomadi digitali come Jonathan e Simona, Stefano “el rey” dalle Canarie, Michela, Andrea, Luigggi, Davide, Alessandro…

Un test per vedere come andava ed è andata bene. Dato che avevo sbagliato a comprare il volo di ritorno mi sono fermato a Las Palmas un altro mesetto, poi il tempo di fare Natale in famiglia e ho cominciato il viaggio.

Bangkok per cominciare, aspettando Simona Camporesi per un mesetto, ho conosciuto Marco Caggiano, poi un largo giro del sudest asiatico in ottima compagnia.

Stefano Giurin: SEO Specialist e creativo

Sono sempre stato un lavoratore in remoto e dopo un paio di anni di tentennamenti ho deciso di cambiare il mio panorama quotidiano.

3. Qual è stato l’ostacolo maggiore che hai dovuto affrontare e come lo hai superato?

Questioni economiche: tecnicamente ero pronto a sostenere le spese, ma dopo nemmeno due mesi il mio semisocio di Milano mi ha lasciato togliendomi il 60% del fatturato.

Problema superato? Boh… sono il principe dell’impermanenza, dopo oltre 25 anni di carriera so benissimo che il controllo sui clienti e la vita in generale è del tutto illusorio. Non conto più le volte che una mail mi ha cambiato le carte in tavola, nel bene o nel male cerco di vivere con Karma.

4. Elenca tre pro e tre contro dell’essere nomade digitale.

I pro si condensano in uno declinato nelle sue varie forme:

  1. faccio quello che voglio;
  2. quando voglio;
  3. e come voglio.

Questo si traduce normalmente nel lavorare in posti dove gli altri vanno solo in vacanza, mi considero un viaggiatore non un turista.

I contro sono più complessi, si riassumono però in una frase:

  • più lontano vai, più lontano sei.

Sembra banale ma significa che quando parti la prima volta tutti i tuoi amici sono “vicini”, hai ancora le stesse esperienze condivise, gli stessi ricordi. La prima volta che sono tornato dopo 6 mesi di viaggio avevo un milione di cose da raccontare e raccontandole ho percepito un progressivo “distacco” da parte dei miei amici e parenti. Credo sia inevitabile, viaggiando fai esperienze non comuni che cambiano il tuo punto di vista sul mondo, gli altri no. Dopo 4 anni di girovagare occorre un sistema per tenere a bada il gap.

5. Cosa significa per te essere nomade digitale? Qual è il tuo stile di vita, la filosofia esistenziale che ti accompagna nel tuo nomadismo?

Di solito i nomadi viaggiano per lavorare dove la gente va in vacanza, e anche se io non frequento quasi mai alberghi a 4 stelle questo costa denaro: direi che un minimo di 2000€ al mese ti garantiscono un buon tenore di vita ovunque, tenendo presente che circa il 25% lo uso in spese per biglietti aerei o simili.

Ci sono settimane dove lavoro molto più di 8 ore al giorno e, tempo fa, in un caffè a Siem Reap in Cambogia sorridevo pensando che se in un ufficio mi avessero ridotto la pausa pranzo, la sacra pausa pranzo, avrei rivoltato il mondo. Quel giorno, invece, per pranzare avevo solo spostato il mio MacBook per fare posto al piatto che mi avevano portato. Non spento o chiuso, solo “spostato” di lato.

Di solito cambio paese una volta al mese a seconda del visto e l’ultima settimana è sempre la solita: come? Parto tra una settimana? Ma come? Devo ancora vedere questo, e questo, e questo!

Quindi mi trasformo in un turista e cerco di recuperare tutto il tempo perduto. I rapporti umani sono particolari, incontri persone che poi ripartono, o sai che tu ripartirai e quindi tendono ad essere più veloci e intensi. Se prima mi innamoravo e cominciavo un rapporto epistolare che nemmeno Leopardi, adesso sono fisicamente presente fin da subito. I rapporti di amicizia restano e sono solidi, nella vita nomade non incontri un amico “per caso” ma come mi è successo sei disposto a farti due ore di treno solo per avere l’occasione di cenare con un amico.

La mia filosofia ha una radice tipo “tu crei la tua realtà”.

6. Pensi che l’essere nomade digitale possa avere un’influenza sulla nostra società?

Penso che il nomade abbia in media una visione più ampia, ma comunque parta da una posizione di partenza avvantaggiata, per cultura e intelligenza di solito non fa parte della gggente. Viaggiare aiuta sempre.

Il nostro impatto sulla società dovrebbe essere alto, chiunque parla con un viaggiatore ottiene degli spaccati di vita di altri paesi che non può avere in altro modo.

7. Qual è il consiglio più prezioso che daresti a chi vuole intraprendere la tua strada o professione?

La fiducia incrollabile nelle tue possibilità, in quello che sei e nella capacità che hai. In fondo se tu non credi nelle tue capacità non troverai nessuno che ti dia fiducia… e dei soldi!

Se riesci a lavorare in remoto in Italia allora con gli stessi soldi puoi vivere quasi ovunque. Non fare l’errore di partire senza un “mensile” sicuro, o quantomeno “probabile”.

8. Hai un aneddoto da raccontarci, magari una piccola disavventura che ti è capitata in viaggio e che successivamente si è dimostrata una grande lezione?

Guarda la pagina KaroKarma.

9. Tre città/luoghi che un nomade digitale dovrebbe vedere almeno una volta nella vita e perché.

Questa è una domanda che mi fanno sempre e di solito rispondo che il luogo non è importante, è importante la gente con la quale condividi esperienze.

Comunque escludendo i grandi classici Canarie, Chiang Mai e Bali…

  1. Siem Reap in Cambogia: per il complesso di templi e la vita cittadina tranquilla con brio.
  2. Il Salar de Uyuni, in Bolivia, il deserto di sale bianco: dopo il primo giorno ti mette a diretto contatto con una realtà alternativa che non dimenticherai.
  3. Cuzco in Peru: di notte ha una delle piazze più belle del mondo, per la sua conformazione hai l’impressione di poter toccare le stelle, anche se non sono stelle.

11. Se la tua vita fosse un messaggio che dai al mondo, che messaggio sarebbe?

L’illusione del controllo, cercare di mantenere lo status quo acquisito costa moltissime energie che potresti usare per fare altro… e poi non funziona.

12. Sei felice?

Di solito sì.

👨🏻‍💻 Visita il sito web di Stefano: dnart.it oppure vedi anche mandaladacolorare.it.
📩 Oppure puoi scrivergli inviando una mail a stefano.giurin@gmail.com.

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Redazione
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