Ci sono stati diversi interventi nel nostro gruppo Facebook Nomadi Digitali Italiani in cui è stata data per certa la mancanza di libertà nel viaggiare fuori dai confini nazionali per periodi prolungati. Molte persone sono davvero convinte che dopo sei mesi consecutivi all’estero, si è obbligati a rientrare in Italia.
Ma cosa succederebbe secondo queste persone se non si adempisse a questa fantomatica regola dei 183 giorni?
Qui le interpretazioni si sprecano: c’è chi sostiene che si debbano pagare le tasse anche nel paese in cui si soggiorna (ma quale, esattamente?), chi teme sanzioni poco chiare e chi è convinto che si perda automaticamente la residenza italiana, sia fisica che fiscale nel momento in cui si passi troppo tempo fuori dal paese.
Molto spesso, però, si dimentica una distinzione fondamentale: il nomade digitale non è un expat. Un expat è qualcuno che si trasferisce stabilmente in un altro paese, mentre un nomade digitale è una persona che, grazie al lavoro da remoto, può scegliere di trascorrere lunghi periodi all’estero senza fissare una dimora permanente in un altro Stato.
Nella maggior parte dei casi, un nomade digitale mantiene la propria residenza fisica e fiscale in Italia, continuando a pagare le tasse nel proprio paese di origine. Viaggia per esplorare il mondo, lavorando online come libero professionista, dipendente o imprenditore, senza necessariamente acquisire una nuova residenza fiscale altrove.
Per fare chiarezza su questi aspetti e rispondere ai dubbi più comuni, Davide Pusceddu, membro attivo del gruppo e collaboratore del sito, ha creato una FAQ dedicata. Qui troverai informazioni precise e affidabili per capire meglio la tua posizione fiscale e le regole da tenere a mente.
La regola dei 183 giorni è un criterio usato per determinare la residenza fiscale. Se trascorri più di 183 giorni in un paese in un anno fiscale, potresti essere considerato residente fiscale lì. Tuttavia, non è l’unico fattore determinante.
No, non automaticamente. La permanenza all’estero è solo uno dei fattori. Devi anche considerare i tuoi legami familiari, interessi economici e altri criteri stabiliti dalla legge italiana.
Di solito, quando diventi residente fiscale in quel paese. Ogni paese ha le sue regole, quindi è essenziale informarsi.
In linea di massima sì, ma devi comunque rispettare le leggi migratorie del paese in cui ti trovi. Alcuni paesi potrebbero avere regole specifiche per i lavoratori digitali.
Di solito, nel paese in cui hai la residenza fiscale. Tuttavia, alcuni paesi potrebbero avere regole diverse per i nomadi digitali.
Sono accordi tra paesi per evitare che tu paghi le tasse due volte sullo stesso reddito. Si parla di doppia imposizione solo quando nello stesso anno solare si risulta fiscalmente residente in due paesi diversi. E questo succede solo quando una persona si sta trasferendo in un paese estero. Viaggiare e basta in un paese estero, anche per periodi prolungati, non implica cadere nella doppia imposizione.
Riportiamo inoltre le condizioni che definiscono la residenza fiscale in Italia, come specificato sul sito dell’Agenzia delle Entrate:
È residente in Italia ai fini delle imposte sui redditi chi, per la maggior parte dell’anno (almeno 183 giorni l’anno, 184 in quelli bisestili), soddisfa almeno una delle seguenti condizioni:
- ha la propria dimora abituale in Italia
- ha il domicilio, da intendersi come il luogo in cui si sviluppano, in via principale, le proprie relazioni personali e familiari, in Italia
- è fisicamente presente in Italia, tenuto conto anche delle frazioni di giorno
- è iscritto nell’Anagrafe della popolazione residente.
Per approfondire, consulta la pagina ufficiale: Regole generali per persone fisiche – Residenza fiscale