Maddalena Mariani: editor ed imprenditrice digitale

Quelli che seguono sono tredicimila e trecentodue caratteri, oltre duemila parole. Però non prenderci solamente per provocatori se ti diciamo che in questo caso si va davvero oltre.

In fondo cosa permette ad un libro di vivere da libro?
Una parola? Oltre duemila? O quei piccoli nodi invisibili che si vengono a stringere fra una lettera e l’altra, fra un’immagine e quella che segue?

Se potessimo vorremmo affondare nel silenzio e provare per una volta a prendere le risposte di Maddalena Mariani, soppesarle, guardarle al contrario, masticarle, appenderle fuori fino a quando riusciremo a lasciare da parte il fatto che siano un numero fra le oltre duemila e chiamarle per quello che sono: nodi di speranza, di libertà, di sogni che puoi toccare.



E se certi nodi preferiamo scioglierli, altri ci rendono più forti. Così, leggendoli, noi tutti dovremmo sentirci un po’ più uniti.

1. Maddalena, in due parole: chi sei e in cosa consiste la tua attività di nomade digitale?

Sono un’imprenditrice digitale. Come Chiara Ferragni, ma senza trucco e con gli outfit e la grazia di Bear Grylls.

Dopo un inizio come articolista, ho deciso di seguire il mio sogno e dedicarmi all’unica cosa a cui davvero non potrei mai rinunciare: i libri. Quando ero bambina, io e mia madre per un periodo non ce la siamo passata troppo bene e in tasca mi ritrovavo pochi spiccioli; così rinunciavo al sabato pomeriggio nel centro commerciale con le compagne di scuola e mi rifugiavo nei mercatini dell’usato. Lì contrattavo e, come per magia, mi scoprivo capace di fare mia la ricchezza più grande di tutte.

Da quel momento ho iniziato a ragionare e a chiedermi: “Se dopo aver mangiato e bevuto mi rimanessero in tasca pochi spiccioli, come li spenderei?”. La risposta, oggi come allora, è una soltanto: cercherei di accaparrarmi un buon libro!

Nel 2013 ho iniziato a lavorare come editor e ghostwriter (scrittrice su commissione), e nel 2017 ho aperto la mia prima società.

Oggi mi occupo di formazione editoriale (insegno agli appassionati di editoria a trasformare la loro passione in un mestiere), coordino un team di professionisti editoriali e aiuto imprenditori e liberi professionisti a pubblicare libri di qualità.

2. Cosa ti ha spinto a diventare nomade digitale e qual è il percorso che ti ha portato fin qui?

Volevo vivere ogni giorno secondo le mie regole. E non perché ogni giorno dovesse essere speciale (come se fosse l’ultimo…), ma perché ho sempre ritenuto l’insoddisfazione una grande perdita di tempo e, nella mia condizione, una mancanza di coraggio. 

Non mi mancava nulla: avevo una famiglia che mi amava e che mi avrebbe aiutata a rialzarmi se fossi caduta, la giovinezza, la salute, un briciolo di cultura coltivato in anni di intense letture, tante passioni da esplorare, libero accesso a internet e a miliardi di informazioni… dovevo almeno provarci!

Il mio percorso di trasformazione è durato relativamente poco: ho iniziato a maturare l’idea nel 2013 e nel 2016 sono partita all’avventura. Nel 2013 avevo ventidue anni e a venticinque mi trovavo ancora nella condizione di poter decidere di cambiare la mia vita senza pensarci troppo!

Ho iniziato lavorando come articolista (scrivevo articoletti a 0,50 euro l’uno). Pochi mesi dopo decisi che quella era una grande perdita di tempo, quindi iniziai a contattare diverse realtà aziendali che si occupavano di marketing ed editoria e mi proposi per scrivere articoli di qualità. Passai da una retribuzione di 0,50 euro ad articolo a una di 60/120 euro e lì capii quale competenza avrei dovuto maggiormente sviluppare: la faccia tosta! Provarci, provarci sempre per ottenere una possibilità e poi sfruttarla al massimo, ripagare la fiducia e, una volta cresciuta, passare oltre. 

Quando per la prima volta riuscii a tirare su uno stipendio decente grazie agli articoli, decisi che dal giorno dopo non ne avrei più scritto neppure uno! Mi sarei dedicata ai libri, il mio vero e unico grande amore: li avrei valutati, corretti, editati, pubblicati. In realtà il processo è stato un po’ più lungo (per un po’ ho fatto entrambe le cose), ma nel giro di un paio d’anni la transizione era completa. 

E quando come editor freelance sentii di aver raggiunto il mio massimo, allora decisi di diventare imprenditrice… e oggi, a ventinove anni (o trenta, dipende da quando leggerete questa intervista!), con sei collaboratori, due agenzie editoriali, una scuola di formazione e un fatturato che cresce in media del 30% a trimestre, mi addormento con il sorriso pensando a quante cose voglio, posso e so di poter fare!

Maddalena Mariani: editor ed imprenditrice digitale

3. Qual è stato l’ostacolo maggiore che hai dovuto affrontare e come lo hai superato?

Sono stata molto fortunata. E non perché sia partita con le spalle coperte o con un bel gruzzoletto regalato dai genitori (e, parliamoci chiaro, l’avrei accettato!). Sono stata molto fortunata perché non ho mai, nemmeno per un momento, perso la convinzione che in un modo o nell’altro ce l’avrei fatta. 

Chi non mi ha capita, chi non mi ha supportata non è più parte della mia vita. Non era più possibile un dialogo. E chi invece a capirmi proprio non riesce ma, almeno, ci prova, è oggi il mio miglior alleato!

4. Elenca tre pro e tre contro dell’essere nomade digitale.

PRO. Sei libero di vivere la tua vita come meglio credi, di spostarti quando vuoi spostarti, di fermarti quando vuoi fermarti. Non esiste sensazione più bella del sapersi padroni del proprio tempo e del proprio futuro. 

CONTRO. Tanta libertà, specie quando arriva tutta insieme, deve essere gestita in modo coscienzioso. Quando non si ha nessuno che pensa e decide per noi, quando siamo gli unici responsabili della nostra vita, allora non possiamo permetterci di sederci e aspettare che le cose, in qualche modo, si mettano a posto da sole…

PRO. Fai parte di un’élite, un’élite di creativi, di sognatori, di visionari. Fai parte di un movimento, di una comunità. Fai parte di un segmento di società che ha deciso di cambiare le regole del gioco e di rimettere l’essere umano al centro, con le sue paure, i suoi desideri e, a volte, le sue illusioni. 

CONTRO. Fai parte di un’élite! C’è un video straordinariamente bello, potente e significativo che consiglio sempre di guardare. Me lo mostrò il buon Nomad Bill un paio di anni fa durante una discussione piuttosto seria su temi come la solitudine e il non sentirsi compresi. Basta cercare ‘Igor Sibaldi, speciazione’ su YouTube. Il concetto è questo: c’è una specie, la specie madre, e poi c’è una specie nuova che inizia a staccarsi dalla specie madre. Noi nomadi digitali siamo quella nuova specie. E siamo pochi, davvero pochi, e siamo una novità. Tutta la società, l’ambiente in cui siamo cresciuti, i nostri amici e la nostra famiglia appartengono alla specie madre. Non è difficile capire perché a volte ci sentiamo degli alieni…

PRO. Puoi puntare alle stelle, investire su te stesso, imparare solo ciò che vuoi imparare, lavorare esclusivamente a progetti che realmente ti interessano, impiegare il tuo tempo come meglio credi. Puoi puntare a un reddito mensile di 1.000 euro, perché vuoi vivere una vita semplice spalmato su una spiaggia thailandese, e puoi puntare a un reddito mensile di 100.000 euro e magari stare spalmato sulla stessa spiaggia. Quello dei nomadi digitali non è, o non dovrebbe essere, un mondo che si interessa alle differenze. Anzi, alle differenze si interessa ma solo perché sono un elemento che genera curiosità, uno spunto per confrontarsi e crescere. 

CONTRO. Siamo ancora lontani dalla vera inclusività e dalla vera onestà. So che un giorno riusciremo a liberarci dai pregiudizi che ancora ci sono rimasti attaccati, retaggio del mondo che abbiamo lasciato. Quel giorno siederemo tutti insieme e non dovremo nasconderci nulla: chi è partito con i soldi di papà, chi da solo non viaggerebbe mai, chi sogna di comprarsi una Ferrari, chi vorrebbe buttare il PC da una finestra e non fare niente tutto il giorno. Immagino quel giorno e mi sento completa, mi sento felice, mi sento a casa.

Maddalena Mariani: editor ed imprenditrice digitale

5. Cosa significa per te essere nomade digitale? Qual è il tuo stile di vita, la filosofia esistenziale che ti accompagna nel tuo nomadismo?

Mi prenderò qualche riga in più per rispondere a questa domanda…
Quando mi sono avvicinata al nomadismo digitale le risorse disponibili in rete non erano numerose come sono oggi e, anche per questo, il gruppo Nomadi Digitali Italiani è stato per me un punto di partenza importantissimo. 

Ho iniziato ‘lottando per la sopravvivenza’: all’epoca del primo viaggio in solitaria avevo ventidue anni e le mie esperienze lavorative si contavano sulle dita di una mano. Solo una volta tornata a casa decisi di fare sul serio: iniziai a studiare digital marketing giorno e notte e cercai un modo per potermi mantenere in viaggio, trasformando la mia passione per i libri in un lavoro ‘fluido’ e remunerativo.

I guadagni all’inizio erano pochi e mi adattai di conseguenza. E a chi importava?! Ero libera di girare per il mondo, magari facendo qualche rinuncia e portando al limite il mio spirito di adattamento, ma non avrei cambiato rotta per nessun motivo. Con il tempo, poi, ho iniziato a sviluppare una mentalità imprenditoriale e la mia ambizione è cresciuta. Ho fondato la mia prima società e le cose sono andate fin da subito piuttosto bene. 

Da quel momento, devo ammetterlo, ho iniziato a sentirmi poco rappresentata dai modelli proposti dal nomadismo digitale italiano. Ancora oggi è così, anche se le cose stanno lentamente cambiando. 

Il nomadismo digitale per noi italiani è ancora un qualcosa di relativamente fresco, una novità (il lockdown ha reso palese la scarsa informazione circa pratiche come lo smartworking o il remote working). Forse anche per questo molte persone continuano a collegare l’idea del nomade digitale a quella di un moderno San Francesco che, scalzo e privato dei suoi beni materiali, cammina per il mondo zaino in spalla. L’ho fatto anche io (calzata) e lo rifarò. Ma andrò anche sul rooftop di un lussuoso hotel di Manhattan a sorseggiare un cocktail dal nome impronunciabile. Raccoglierò pomodori in una farm e, il giorno dopo, mi concederò una cena in un ristorante stellato.

Per me la soddisfazione economica è importante, perché mi permette di restituire a chi mi ha dato tanto, di investire sulla mia formazione e sulla mia crescita, di vivere esperienze diverse e di mettere in circolo un benessere consapevole ed etico.

Spero che il nomadismo digitale italiano possa diventare maggiormente inclusivo e accettare anche punti di vista differenti, arrivando ad accogliere e sostenere anche chi nutre ambizioni imprenditoriali (ed economiche) e vuole vivere la sua vita nella più totale libertà senza sentirsi dire: “Ma noi non facciamo così!”. Che chi vuole viaggiare viaggi, chi vuole stare fermo stia fermo, chi vuole guadagnare guadagni, chi vuole spogliarsi si spogli.

Libertà è accettazione. Accettazione è inclusione.

6. Pensi che l’essere nomade digitale possa avere un’influenza sulla nostra società?

Assolutamente sì, e con il passare del tempo questa influenza avrà un peso sempre maggiore. Il digitale diventerà sempre più predominante e credo che questo ci investa di una grande responsabilità. Saremo noi, un giorno, a dover prendere per mano chi agli inizi ci ha deriso o non ci ha voluto capire e spiegare le regole del nuovo mondo.

Credo anche che noi nomadi digitali dovremmo imparare a vivere la nostra libertà nel rispetto degli altri, che vuol dire non limitarsi a ‘transitare’ in un luogo ma viverlo, conoscerlo e, quando possibile, dare qualcosa indietro. A qualsiasi livello. 

Maddalena Mariani: editor ed imprenditrice digitale

7. Qual è il consiglio più prezioso che daresti a chi vuole intraprendere la tua strada/professione?

Pensaci bene e non rischiare più di quanto tu non sia disposto a perdere. 

Non illuderti: non sarà semplice. Serviranno costanza, impegno e serietà. Le occasioni di ‘guadagno facile e veloce’ non ti permetteranno di costruire una carriera solida, capace di garantirti un reddito nel tempo.

Studia, sperimenta, confrontati. Quando fallirai, perché fallirai, dovrai cercare di imparare la lezione e rialzarti più motivato e ambizioso di prima. 

Non credere a chi dice che lavorare nell’editoria è impossibile, che il settore è morto, che non si guadagna un soldo… Il 90% di queste persone non avrà neppure mai fatto un serio tentativo di studio né di ricerca di un impiego. Il restante 10%, evidentemente, ha messo in campo le strategie sbagliate.

Fare la differenza è possibile, oggi più che mai.

8. Tre città o luoghi che un nomade digitale dovrebbe vedere almeno una volta nella vita e perché.

  • La Grecia (tutta, isole sperdute comprese), perché è la culla della nostra civiltà; 
  • Il sud est asiatico (partendo, magari, da Chiang Mai), perché è lontano da casa ma è più casa di casa;
  • L’Andalusia, perché c’è tutto quello che serve per vivere felici e rilassati.
Maddalena Mariani: editor ed imprenditrice digitale

9. Una canzone che hai raccolto (o che ti ha accompagnato) durante un viaggio

Concedimi tre brani (almeno)! Sono quelli che ascolto più di frequente quando sono in viaggio da sola:

  • I won’t back down – Tom Petty (nella versione di Johnny Cash);
  • It’s a long way to the top (if you wanna rock ‘n roll) – AC/DC;
  • Com’è profondo il mare – Lucio Dalla.

10. Se la tua vita fosse un messaggio che dai al mondo, che messaggio sarebbe?

È nostro dovere fare il possibile per stare bene. È nostro dovere agire per cambiare le situazioni che non ci permettono di stare bene. È nostro dovere sognare, crescere, sperare.

Credo che abbracciare questo punto di vista aiuti a lasciarsi alle spalle i lamenti, le invidie e i rimpianti per esprimere appieno il proprio potenziale.

11. Sei felice?

Ti rispondo con una citazione a cui sono particolarmente legata. È tratta dal film The Hours:

“Mi ricordo che una mattina mi sono svegliata all’alba con dentro un grande senso di aspettativa, hai presente, no? Lo conosci? E mi ricordo di aver pensato: ecco questo è il preludio della felicità! Questo è solo l’inizio, ed ora in poi crescerà sempre di più. Non mi ha sfiorato l’idea che non fosse il preludio, era quella la felicità. Era quello il momento, era quello.”

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Redazione
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