Partita IVA per nomadi digitali: perché il Regime forfettario potrebbe essere la soluzione

Con la collaborazione di Giulia Cecchin, dottoressa commercialista che lavora esclusivamente online, inauguriamo una rubrica dedicata ai regimi fiscali e alle tassazioni per i nomadi digitali.

Cominciamo dal Regime forfettario: Giulia ci spiega perché e in quali casi ai nomadi digitali italiani convenga avere partita IVA in Italia per usufruire dei suoi privilegi.

Aggiornato il 26/04/2021 dalla Redazione

Iniziamo con una domanda che ti sei già posto, o che ti porrai molto presto. 

Puoi lavorare ovunque ti trovi, quindi perché aprire partita IVA in Italia? 

Tra gli adempimenti burocratici e una normativa incomprensibile sembra davvero complicato gestire da soli la propria attività, come invece si fa in altri paesi. Inoltre, l’Italia non è certo un paradiso fiscale. 

In questi anni io ho organizzato la mia attività di commercialista da remoto, viaggiando spesso ma tornando sempre in Italia, da inguaribile amante del mio Paese. 

E, ti parlo da professionista, ti dimostrerò come in effetti aprire la tua attività in Italia possa essere una scelta vincente per iniziare il tuo percorso da nomade digitale.

Spoiler: i paradisi fiscali sono oggi autentiche chimere. 

Questo articolo è rivolto a tutti quelli che vogliono iniziare o che svolgono già un’attività digitale e che, pur viaggiando, vorrebbero mantenere la loro sede in Italia. Oppure, cercano un motivo per volerlo…

La partita IVA per nomadi digitali
Il regime fiscale
Regime forfettario: chi può accedervi e chi no
Come funziona la tassazione nel regime forfettario
Agevolazione per una nuova attività
Regime forfettario INPS

La fatturazione
Conclusione

La partita IVA per nomadi digitali 

Se hai avuto modo di informarti su questioni fiscali e dintorni, saprai già che svolgere in modo professionale un’attività di scambio di beni e/o servizi richiede l’apertura della partita IVA

Spesso però all’inizio non si hanno certezze sulla fattibilità del proprio progetto, grande o piccolo che sia. Per questo una soluzione temporanea per evitare di impegnarsi troppo sotto il profilo economico quando le richieste di lavoro sono ancora saltuarie potrebbe essere quella di svolgere prestazioni occasionali con ritenuta d’acconto

Sottolineo che questa non è la soluzione se si vuole far diventare la propria passione un lavoro, ma può essere un rimedio iniziale fintanto che l’attività non sia svolta in modo continuativo e professionale. A quel punto, l’apertura della partita IVA sarà inevitabile.

NB. Se gestisci un e-commerce o se comunque vendi sul web, anche nel caso in cui l’ammontare di vendite e ricavi sia modesto, l’attività viene considerata continuativa, e richiede dunque l’apertura della partita IVA.

Premesso questo, definiamo ora cos’è la partita IVA, come aprirla e come gestire i principali adempimenti fiscali anche in autonomia.

Mi rivolgo in particolare a liberi professionisti e imprenditori che svolgono attività digitali di ridotte dimensioni, che non devono sostenere costi elevati per lo svolgimento del proprio lavoro e che hanno i requisiti per applicare il Regime forfettario

Anche in Italia – al pari degli altri paesi europei – è infatti possibile gestire autonomamente la propria attività se questa è di portata modesta. In particolare, quando si può applicare il Regime forfettario.

La partita IVA è il codice rilasciato dall’Agenzia delle entrate a seguito della presentazione del  modello AA9/12. Collegato all’attività svolta, ti identifica in modo univoco come professionista o imprenditore. 

È possibile presentare il modello da soli recandosi di persona all’Agenzia delle entrate territorialmente competente con il modulo compilato. 

Il facsimile e le istruzioni per la sua compilazione sono liberamente consultabili accedendo a  questo link

Molto importante, tra i dati richiesti da inserire nel modello di apertura, è il codice attività. 

Il codice ATECO è il codice ISTAT che identifica in modo univoco una categoria di attività o un’attività specifica. Questo codice sarà collegato alla tua partita IVA e, per questa ragione, dovrà essere il più rappresentativo possibile del lavoro che effettivamente andrai a svolgere.

Possono essere inseriti anche più codici attività, con l’accorgimento però di identificare come prevalente quello economicamente più rilevante. 

Vuoi sapere qual è il codice ATECO più corretto per te?

L’ISTAT mette a disposizione un motore di ricerca che ti fornirà il codice ATECO giusto sulla base di una breve descrizione dell’attività  (per esempio, se sei un web designer, avrai il codice 74.10.21). Ad ogni modo puoi accedere alla ricerca tramite questo link

Ricorda che l’apertura della partita IVA, e quindi la presentazione del modello AA9/12, deve avvenire entro 30 giorni dall’inizio dell’attività

In alternativa ad aprire la partita IVA per conto proprio, esiste la possibilità di delegare un intermediario abilitato, il commercialista, che si occuperà della predisposizione e dell’invio delle pratiche necessarie. 

Io raccomando sempre di affidarsi a un professionista perché consente di evitare possibili errori o ritardi nelle tempistiche da rispettare, a cui sarebbe poi difficile porre rimedio da soli.  Far ricorso al commercialista risulta inoltre indispensabile quando, all’apertura dell’attività, sia correlata una serie di altri adempimenti (iscrizione alla Camera di commercio, S.U.A.P. per il commercio elettronico, eccetera) che non è possibile assolvere autonomamente. 

A seconda, infine, che si proceda da soli oppure con il supporto di un commercialista, la partita IVA viene rilasciata contestualmente alla presentazione del modello, o al più tardi entro il giorno successivo.

Aperta la propria posizione IVA è necessario iscriversi all’INPS o alla cassa di previdenza di appartenenza (per psicologi, ingegneri, giornalisti, medici, eccetera).

Mentre l’iscrizione all’INPS in Gestione separata o in Gestione artigiani e commercianti deve avvenire entro 30 giorni dall’inizio attività, nel caso di casse private le regole possono essere diverse ed è necessario informarsi bene prima di procedere. 

Il regime fiscale

Quando apri la partita IVA devi sapere quale regime fiscale vuoi adottare. 

Dovendo necessariamente semplificare, possiamo individuarne due: il Regime ordinario e il Regime forfettario

Anche coloro che non se ne intendono affatto avranno di certo sentito parlare del Regime forfettario, e di come questo venga solitamente prescelto in sede di apertura dell’attività. 

Il Regime forfettario non è la scelta ottimale per tutti, ma sicuramente lo è per la maggior parte di quelli che iniziano un’attività. Questo regime, infatti, ti consente di:

  • ridurre al minimo gli adempimenti previsti;
  • gestire eventualmente in autonomia la partita IVA;
  • godere di una delle tassazioni più basse in Europa – pari al 5% (per i primi 5 anni, passando successivamente al 15%) del reddito determinato forfettariamente.

Tutto questo potendo risiedere stabilmente in italia e viaggiando all’estero liberamente o, viceversa, stabilendosi prevalentemente all’estero e rientrando in italia ogni qual volta lo si desiderasse.

Un importante aspetto da considerare per chi decida di usufruire del Regime forfettario è che, a fronte di una riduzione forfettaria del reddito, nessun costo è deducibile ad eccezione dei contributi versati.

Questo regime, quindi, può non essere indicato per chi abbia un’attività commerciale in loco – si pensi a un bar – mentre può rappresentare la scelta migliore per chi svolga attività digitali che richiedano un modesto investimento iniziale e bassi costi successivi da sostenere. 

Regime forfettario: chi può accedervi e chi no

In generale, possono accedere al Regime forfettario:

  1. il libero professionista (freelancer);
  2. l’artigiano;
  3. il commerciante; 
  4. il dipendente, con reddito inferiore a 30.000 euro l’anno, la cui attività (professionale o d’impresa) non sia svolta in misura prevalente a favore del proprio datore di lavoro. 

Chi è escluso dal Regime forfettario

Sono invece esclusi dal Regime forfettario:

  1. coloro che hanno partecipazioni in società di persone (s.s., s.n.c., s.a.s), associazioni professionali o imprese familiari;
  2. coloro che hanno partecipazioni di controllo in s.r.l. o associazioni in partecipazione che svolgono un’attività simile a quella dei soggetti stessi;
  3. coloro che si avvalgono già di regimi speciali ai fini dell’IVA (agenzie di viaggi, vendita di generi di monopolio, agenzie di vendita all’asta, attività di agricoltura e pesca o agriturismo, vendite a domicilio);
  4. i residenti all’estero, in uno Stato diverso da quelli membri dell’UE o dello Spazio economico europeo, che realizzano più del 35% del reddito fuori dall’Italia; 
  5. coloro che effettuano, in via esclusiva o prevalente, cessioni di fabbricati o di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi;
  6. il dipendente che svolge la nuova attività prevalentemente per il proprio datore di lavoro, o per quelli avuti nei due anni precedenti; 
  7. coloro che nel 2020 hanno percepito redditi di lavoro dipendente e/o assimilati di importo superiore a 30.000 euro, tranne nel caso in cui il rapporto di lavoro dipendente  sia cessato entro la fine dello stesso anno. Tuttavia, anche in caso di cessazione del rapporto di lavoro, si è esclusi dal Regime forfettario quando sia stato percepito un reddito di pensione o di lavoro dipendente derivante da un diverso rapporto di lavoro).

Requisiti per chi è già in attività

Anche chi ha già un’attività avviata può passare al Regime forfettario; in questo caso è necessario che nel 2020 si siano verificate contemporaneamente queste condizioni:

  1. ricavi o compensi annui percepiti non superiori a 65.000 euro. Nel caso  di esercizio contemporaneo di più attività (individuate da diversi codici ATECO), il limite deve essere calcolato sulla somma dei ricavi e dei compensi percepiti durante l’anno; 
  2. spese sostenute per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto. Sono comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costituito da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari.

Per chi inizia una nuova attività, la verifica di questi requisiti avverrà solo in sede della prima dichiarazione dei redditi (quindi, giugno 2022 alla data di pubblicazione di questo articolo). Per questo motivo, al momento dell’apertura della partita IVA dichiarerà solamente di presumerne la sussistenza.

E cosa succede se vengono superati entrambi o uno di questi limiti? 

Se nel 2021 superi il limite previsto dalla legge, dal 1 gennaio 2022 uscirai dal Regime forfettario agevolato entrando in quello ordinario. 

Come funziona la tassazione nel Regime forfettario

Il Regime forfettario prevede che solo una parte del tuo reddito venga tassata. Questa parte sarà il tuo reddito imponibile determinato applicando il coefficiente di redditività all’importo annuo complessivamente fatturato o incassato, sottraendo poi gli oneri deducibili ammessi. 

N.B. I professionisti sono tassati secondo un “principio di cassa”, ovvero considerando esclusivamente i compensi incassati nell’anno. A titolo di esempio, se un professionista ha emesso fattura in data 20 dicembre 2020 e riceve il bonifico il 15 gennaio 2021, il compenso non sarà compreso nel reddito imponibile 2020 e tassato in sede di Dichiarazione dei Redditi a giugno 2021, ma dovrà essere riportato in Dichiarazione dei redditi 2022.

Come vedi dalla tabella, i coefficienti di redditività sono diversi in base all’attività svolta. È dunque importante capire esattamente quale sia il tuo. 

  • Se hai già aperto un’attività e vuoi conoscere il tuo codice, ti basterà cercarlo nel modulo di apertura della partita IVA. 
  • Se invece vuoi aprire un’attività, per conoscere quale sarà il tuo codice ti basterà cliccare questo link: inserendo nell’apposita casella una breve descrizione dell’attività, ti comparirà il codice corrispondente. 
SettoreCod. attività ATECOLimite Coefficiente
di redditività 
Industrie alimentari
e delle bevande
(10 – 11)65.000,00 €40%
Commercio all’ingrosso
e al dettaglio
45 – (da 46.2 a 46.9) – (da 47.1 a 47.7) – 47.965.000,00 €40%
Commercio ambulante
di prodotti alimentari
e bevande
47.8165.000,00 €40%
Commercio ambulante
di altri prodotti
47.82 – 47.8965.000,00 €54%
Costruzioni
e attività immobiliari
(41 – 42 – 43) – (68)65.000,00 €86%
Intermediari
del commercio
46.165.000,00 €62%
Attività dei servizi
di alloggio e ristorazione
(55 – 56)65.000,00 €40%
Attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari e assicurativi (64 – 65 – 66) – (69 – 70 – 71- 72 – 73 – 74 – 75) – (85) – (86 – 87 – 88)65.000,00 €78%
Altre attività economiche(01 – 02 – 03) – (05 – 06 – 07 – 08 – 09) – (12 – 13 – 14 – 14 – 15 – 16 – 17 – 18 – 19 – 20 – 20 – 21 – 22 – 23 – 24 – 25 – 26 – 27 – 28 – 29 – 30 – 31 – 32 – 33) – (35) – (36 – 37 – 38 – 39) – (49 – 50 – 51 – 52 – 53) – (58 – 59 – 60 – 61 – 62 – 63) – (77 – 78 – 79 – 80 – 81 – 82) – (84) – (90 – 91 – 92 – 93) – (94 – 95 – 96) – (97 – 98) – (99)65.000,00 €67%

Una volta determinato il reddito imponibile, per quantificare l’importo delle tasse da versare a saldo a giugno sarà sufficiente applicare al reddito una sola aliquota d’imposta del 15%.

Il Regime forfettario consente un’altra importante semplificazione: la mancata applicazione dell’IVA in fattura. In questo modo non sei soggetto al versamento dell’imposta, alle comunicazioni trimestrali e dichiarazione annuale IVA. 

Vediamo un esempio di tassazione

Ipotizziamo di avere un e-commerce per la vendita di prodotti online. 

Il codice ATECO da utilizzare è il 47.91.10 e la percentuale di redditività attribuita al codice è il 40%. 

Per il calcolo della tassazione ipotizziamo, per semplicità, che nel 2020 fossero dovuti esclusivamente i contributi INPS fissi – ridotti del 35%, come prevede la normativa, dunque pari a € 2.502 – versati alle scadenze previste,  e un reddito complessivo per il 2021 pari a € 50.000.

A giugno 2022, il calcolo delle imposte avverrà come segue.

  • Reddito complessivo € 50.000
  • Reddito imponibile € 50.000 x 40% = € 20.000
  • Reddito netto € 20.000 – € 2.502 = € 17.498
  • Tasse € 17.498 x 15% = € 2.625
  • Contributi INPS fissi = € 2.502 (ridotti del 35%)
  • Contributi INPS (a percentuale sul reddito eccedente il minimale di circa € 15.953) = € 242
  • Totale da pagare a saldo € 2.502 + € 2.867 = € 5.369

Quindi, a fronte di un reddito lordo di € 50.000, a giugno 2022 si pagherà un importo pari a € 5.369 di tasse e contributi a saldo.

Sottolineo che l’esempio è estremamente semplificato e ha l’unico scopo di far comprendere il meccanismo di calcolo. I dati, inoltre, sono impostati in base all’anno di riferimento, e dovranno necessariamente essere aggiornati per gli anni successivi. 

Agevolazione per una nuova attività

Se inizi una nuova attività, e rispetti i requisiti previsti, potrai applicare un’aliquota d’imposta del 5% anziché del 15%, con un notevole risparmio. 

L’agevolazione è concessa per i primi 5 anni e per poterne beneficiare è necessario:

  1. non  aver esercitato alcuna attività – artistica, professionale o d’impresa, anche in forma associata o familiare – nei 3 anni precedenti;
  2. che l’attività in fieri non costituisca in alcun modo la prosecuzione di un’attività precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, eccezion fatta per il periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professione;
  3. che, qualora venga proseguita un’attività svolta in precedenza da altro soggetto, l’ammontare dei relativi ricavi e compensi realizzati nel periodo d’imposta precedente quello di riconoscimento del beneficio non sia superiore al limite massimo di 65.000 euro.

Anche in questo caso, per il calcolo della tassazione è sufficiente applicare al reddito imponibile, come poc’anzi determinato, l’aliquota d’imposta del 5%. 

Vediamone un esempio

Ipotizziamo di voler aprire oggi la partita IVA per svolgere l’attività di copywriter. 

I codici ATECO da poter utilizzare sono diversi in quanto non ce n’è uno che descriva dettagliatamente l’attività – io consiglierei il 90.03.09, la cui percentuale di redditività è del 67%. 

Per il calcolo della tassazione ipotizziamo poi un reddito complessivo per il 2021 di € 30.000.

A giugno 2022, il calcolo delle imposte avverrà come segue.

  • Reddito complessivo € 30.000
  • Reddito imponibile € 30.000 x 67% = € 20.100
  • Tasse € 20.100 x 5% = € 1.005
  • Contributi INPS G. separata = € 5.222
  • Totale da pagare a saldo € 1.005 + € 5.222 = € 6.227

Quindi, a fronte di un reddito lordo di € 30.000, a giugno 2022 si pagherà un importo pari a € 6.227 di tasse e contributi a saldo.

Sottolineo che, anche in questo caso, l’esempio è estremamente semplificato e ha come unico scopo quello di far comprendere il meccanismo di calcolo. 

INPS e contributi previdenziali

Diverso discorso vale per i contributi previdenziali da versare. 

L’ammontare dei contributi dovuti dipende dalla cassa alla quale sei iscritto: INPS Gestione separata o Gestione artigiani e commercianti; oppure casse previdenziali private. 

Di norma l’importo dei contributi è quello che ha un maggiore impatto sui versamenti annuali delle tasse; tuttavia ti invito a considerare il fatto che questi contributi, oltre a essere oneri deducibili dal reddito, andranno a costruire la nostra pensione futura (ipoteticamente parlando).

Ogni anno a giugno è necessario presentare la dichiarazione dei redditi che, per le persone fisiche titolari di partita IVA, viene assolta compilando il Modello Unico Persone Fisiche. 

Di norma, la dichiarazione dei redditi viene predisposta e inoltrata dal commercialista. Tuttavia, con i giusti accorgimenti, è possibile farlo anche da soli. 

Accedendo all’area riservata del sito dell’Agenzia delle entrate – tramite credenziali personali o tramite SPID – è possibile disporre di un Modello Unico precompilato, contenente già alcuni dati. 

La procedura è parzialmente guidata, ma spetta al soggetto inserire l’importo del reddito imponibile, dei contributi versati e mettere le giuste spunte ai fini del calcolo della tassazione. L’Agenzia in pratica fornisce il modello online, ma spetterà a te la compilazione e il controllo degli eventuali dati già presenti.

Questa può essere un’opzione per chi ha già grande, grandissima dimestichezza con il sistema fiscale italiano, per chi effettua preventivamente i controlli necessari ed è in grado di orientarsi nella compilazione del modello. 

Insomma, non è semplice ma è possibile, e l’Agenzia fornisce gli strumenti necessari. 

La fatturazione

Chi applica il Regime forfettario non ha l’obbligo di emettere fattura elettronica. Tuttavia, se decidi di farlo, l’Agenzia delle entrate ha previsto in premio la riduzione degli anni in cui puoi essere soggetto a controlli.

In internet troverai tantissimi modelli di fattura. In ogni caso, ricorda che questa deve contenere necessariamente i seguenti elementi:

  1. i tuoi dati – nome, cognome, domicilio, codice fiscale e partita IVA;
  2. i dati del cliente – nome e cognome / denominazione, domicilio, codice fiscale, eventuale partita IVA;
  3. la data di emissione – che corrisponde alla data in cui hai ricevuto il pagamento;
  4. il numero progressivo della fattura;
  5. il numero identificativo (ID) della marca da bollo da 2 euro – da applicare solo quando il compenso lordo è maggiore di 77,47 euro. La marca da bollo deve avere data antecedente o uguale a quella di emissione della ricevuta;
  6. l’importo totale ricevuto;
  7. la dicitura: “Operazione non soggetta a IVA né a ritenuta d’acconto ai sensi dell’art. 1, commi 54-89, della Legge 23 dicembre 2014 n. 190 e successive modifiche. Imposta di bollo assolta sull’originale.”

Per quanto riguarda l’esigenza di dotarsi di un programma per la fatturazione, questo non è necessario, ma spesso può essere utile. 

Se decidi di emettere fatture elettroniche, considera che l’Agenzia delle entrate mette a disposizione un apposito portale online e un’app, e che entrambi i servizi sono gratuiti. 

Ma quando emettere la fattura? 

Questo dipende essenzialmente dall’attività che svolgi.

  • Se produci o commercializzi beni, la fattura va emessa al momento della consegna
  • Se presti servizi, la fattura va emessa al momento del pagamento. Se il cliente ti dovesse richiedere un documento prima di saldare, puoi inoltrargli un avviso di fattura e procedere all’emissione della fattura vera e propria solo una volta ricevuto il compenso. 

NB: L’avviso di fattura non è altro che un documento uguale alla fattura con alcune differenze:

  • non ha una numerazione;
  • non bisogna aggiungere la marca da bollo;
  • bisogna scrivere “avviso di fattura” in luogo di “fattura”.

Conclusione 

Bene, siamo arrivati alla fine. 

Abbiamo visto insieme definizioni, procedure e qualche nozione utile da sapere per l’apertura della propria partita IVA. Ma, soprattutto, come il procedimento possa essere fatto in autonomia, qualora si senta di avere dimestichezza con questi concetti e non ci siano altri adempimenti da assolvere.

Abbiamo anche visto come il Regime forfettario comporti una serie di importanti semplificazioni come:

  • il mancato addebito dell’IVA in fattura; 
  • l’esonero dalla fatturazione elettronica;
  • l’applicazione di una sola imposta sostitutiva del 5% o del 15%;
  • la riduzione del 35% dei contributi INPS fissi.

Il Regime forfettario per chi svolge attività digitali e non ha particolari costi deducibili è senz’altro la scelta migliore. Al pari di altri regimi fiscali europei per livello di tassazione, rappresenta un’ottima opportunità per mantenere in Italia la propria sede e continuare a viaggiare. 

Giulia Cecchin
Dottore Commercialista e co-founder di Commercialisti Digitali

Puoi contattare Giulia scrivendole all’indirizzo email ciao@commercialistidigitali.com

Un ringraziamento a Dorotea Cerra per il suo ottimo lavoro di revisione del testo. Per saperne di più, contattala tramite il suo sito IndieScribing.it

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Redazione
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