Nomadismo digitale in motocicletta: come ho creato un business online viaggiando in Albania

Il sogno per l'avventura, rimasto nel cassetto per lungo tempo. Una grande passione, la moto. E il desiderio di cambiare vita, cercando allo stesso tempo di rendersi libero dai vincoli di una sede immobile.

La storia che ci narra Dario Pellè è sicuramente un bel viaggio personale. Ma non è l'unico motivo per cui la pubblichiamo: Dario ha infatti avviato un'attività turistica online in Albania. Un paese che offre molti vantaggi per fare business, anche da un punto di vista nomade.

Dario ci racconta quali sono i processi e i costi per aprire un'attività in Albania. E allo stesso tempo ci spiega come ha sviluppato il suo modello di business turistico. La sua storia potrebbe ispirarvi a trasferirvi nei Balcani, oppure a seguire un modello di business simile al suo. O magari entrambe le cose, chissà.

Aggiornato il 26/04/2021 dalla Redazione

Mi chiamo Dario Pellè, ho 52 anni e dal 2015 vivo da nomade nell’area balcanica.
Fino al 2008 sono stato un “imprenditore dello spettacolo”; dal 1998 mi occupavo della gestione del mio locale, in cui organizzavo discoteca, concerti, teatro, cinema all’aperto, cabaret e ogni altra forma di intrattenimento.
La crisi del 2008 mi obbligò a una dolorosissima scelta e fui costretto a voltare pagina.

Sono stati necessari sette lunghi anni prima di arrivare alla drastica conclusione che in Italia non avrei trovato le condizioni per realizzare i miei sogni. Sette anni in cui ho scelto di formarmi, di fare la gavetta e ricominciare tutto da zero.

Il mio primo blog si chiamava “pugliaspettacoliedeventi” e aveva come tema il palinsesto degli spettacoli nella mia regione. In quattro anni di gestione arrivai ad avere 25.000 visitatori unici mensili. È stata un’esperienza molto utile. Pur commettendo errori, ho imparato a fare blogging.

Fu proprio il punto di vista privilegiato del blogger a mostrarmi il mondo da una prospettiva diversa da quella da cui lo avevo osservato fino a quel momento.
Iniziai a capire che le difficoltà e la crisi che mi ero trovato ad affrontare sul lavoro erano dovute principalmente a un ambiente ostile e oppressivo: i miei sforzi maggiori erano stati destinati agli adempimenti burocratici mentre i costi più elevati se ne erano andati in tasse.

Cominciai a documentarmi e a scoprire che esistono paesi in cui le imprese e la mentalità imprenditoriale non sono osteggiate. Paesi in cui si favoriscono gli investimenti, si incoraggiano le idee e si mettono in pratica strategie per attrarre “cervelli” e imprenditori.

Passavo tutto il tempo a documentarmi sui regimi fiscali adottati in nazioni lontanissime e a studiare le possibilità di trasferirmi. Non mi interessavano le distanze o le ore di viaggio. Volevo essere certo di andare nel posto giusto e, questa volta, organizzare la mia attività in modo da ottenere il massimo guadagno.

La mia priorità era quella di trovare un habitat favorevole alla nascita e alla crescita di un’attività imprenditoriale. Quindi, cercando la mia possibile destinazione, i requisiti che volevo trovare erano: una bassa tassazione, burocrazia snella, un buon tasso di crescita e costo del lavoro contenuto.

Cercando su Google trovai tra i risultati l’Albania. Non ci avevo proprio pensato!

Un paese emergente, con un tasso di crescita fisso al 4% da diversi anni, una tassazione molto favorevole per persone fisiche e società, un costo del lavoro tra i più bassi e altri due notevoli vantaggi: distanza dall’Italia (e dalla Puglia) ridottissima e una popolazione che per la maggior parte comprende alla perfezione l’italiano.

Non ci pensai due volte!

Feci il biglietto del traghetto per me e la mia moto e iniziai la mia avventura. Nel settembre del 2015, un viaggio in solitaria in motocicletta fu la svolta che fece cambiare tutta la mia vita.

Perché investire in Albania

Considerati i miei trascorsi imprenditoriali pensavo di iniziare un’attività per la promozione e l’organizzazione di spettacoli e concerti.

Prima di partire avevo intrapreso un lungo lavoro di preparazione frequentando i gruppi che su Facebook raccolgono le community di italiani che vivono in Albania.

A forza di fare domande avevo riempito la mia agenda di appuntamenti e ogni giorno, durante il viaggio, avrei incontrato le persone alle quali avevo chiesto aiuto, sia per comprendere la realtà albanese, sia per capire se la mia idea imprenditoriale potesse avere successo.

Quando attraversai il canale d’Otranto per la prima volta non avevo idea di cosa mi aspettasse.

Ricordo benissimo il mio primo giorno. La nave arrivò a Durazzo in anticipo rispetto al programma: invece di attraccare alle nove del mattino giungemmo in porto alle cinque e un’ora dopo ero già per strada, da solo, in una Durazzo ancora addormentata.

Iniziai a vagare senza meta con la mia moto. Non sapevo dove andare. Ero smarrito e disorientato.

Mi fermai sul lungomare e sedetti su una panchina. Anche se non avevo fame mangiai l’ultimo panino che mi ero portato da casa e pensai che quello fosse anche l’ultimo filo che mi teneva legato a una realtà ormai lontana. Fu la prima volta in cui provai nostalgia di casa.

Mi aspettavo un paese arretrato, in cui mancava tutto, ma che proprio in virtù di questo, mi avrebbe consentito di realizzare il progetto che avevo in mente. Quanto mi sbagliavo!

Sin da subito compresi che l’Albania è un paese con una marcia in più. Se alla caduta del regime comunista si affacciò al mondo come degradato, arretrato, distrutto da decenni di dittatura, oggi si presenta invece come un’economia in crescita e come una nazione che in pochi anni ha totalmente cambiato la sua condizione.

Pensavo che avrei trovato terreno fertile per qualsiasi idea imprenditoriale ma mi resi presto conto che in Albania c’era già tutto e che imprenditori molto più capaci di me avevano già sfruttato ogni opportunità possibile.

Paesi come l’Albania sono molto attraenti e, in confronto all’Italia, qui sembra che tutto sia possibile e facile. Ma non si diventa imprenditori solo perché l’habitat è favorevole alle imprese. Se non investi in formazione, se non hai una mentalità da imprenditore, non è certo attraversando la frontiera che lo diventerai!

In Albania al momento trovano buone opportunità tutti quelli che hanno un prodotto o un servizio da vendere in Europa. Questa è la migliore condizione possibile da sfruttare in un paese che, da un lato offre condizioni ideali per realizzare profitti, dall’altro presenta scarsa concorrenza nel mercato interno, non ancora ampiamente interessato dalle importazioni in ambito UE. Non si deve dimenticare che l’Albania non è ancora entrata in Europa.

Ecco, secondo me, un nomade digitale che ha la possibilità di vendere servizi in tutto il mondo, qui trova le condizioni ideali per realizzare un ottimo guadagno.

Fare impresa in Albania

Per aprire una società sono sufficienti un paio di giorni (c’è chi lo fa in una mattina) spendendo poco più di cento euro. Quando l’ho aperta io, nel 2015, mi sono servito di uno studio che offre assistenza legale, amministrativa e fiscale – che è diventato nel frattempo il mio consulente di fiducia, un punto di riferimento ancora oggi – spendendo 150 €.

Oggi lo stesso consulente chiede molto di più: in Albania una delle occupazioni più richieste al momento è proprio l’assistenza agli stranieri che vogliono aprire una società.

Le spese di gestione mensile di una Sh.P.K. (SRL) sono ridicole rispetto all’Italia (50/90 € al mese con un fatturato minimo; 250/500, con fatturati molto alti e diversi dipendenti).

Per restare in Albania per più di tre mesi consecutivi (e per gestire una società è necessario risiedervi per almeno sei mesi l’anno) occorre il permesso di soggiorno che è facilmente rilasciato a chi:
– apre una società e ne diviene amministratore;
– ha un contratto di affitto di un’abitazione;
– paga regolarmente tasse e contributi (in base al reddito, a partire da un minimo di 40/50 € al mese);
– fornisce tutti i documenti necessari (estratto di nascita, certificato di residenza e casellario giudiziale).

Le pratiche per il permesso di soggiorno possono essere svolte anche in autonomia ma, per esperienza, consiglio di rivolgersi a un consulente.

Il regime fiscale è estremamente vantaggioso. Dallo scorso anno il governo ha ulteriormente esteso la fascia di reddito non sottoposta ad alcuna tassazione, a fronte di un’imposizione massima pari al 15%.

Nel 2016, poco dopo il mio arrivo, il governo ha inoltre eliminato l’imposizione dell’IVA al 20% sui servizi turistici venduti all’estero, a fronte di un’IVA al 4% per quelli acquistati in Albania.

La burocrazia è ridotta ai minimi termini: tutti i servizi sono informatizzati. Esiste un numero unico (NIPT) che identifica la società, la partita IVA e ogni adempimento necessario allo svolgimento dell’attività e delle pratiche a essa connesse.

Per trovare il proprio spazio e sfruttare davvero i vantaggi che offre un paese come questo occorre però trovare la giusta interpretazione del proprio business.

Io stesso, sin dal primo viaggio, ho capito infatti che il progetto che avevo in mente era irrealizzabile

Il mio modello di business

Mi trovai un giorno a chiacchierare con un ex concorrente del “Grande Fratello” albanese esperto di costumi e tendenze di moda. Fu illuminante e disarmante allo stesso tempo. Non lo ringrazierò mai abbastanza per essere stato così cinico e brutale nel farmi capire quanto il mio proposito di realizzare profitti organizzando concerti fosse impraticabile. Quanti soldi ho risparmiato grazie a lui!

Mi spiegò che la cultura dei concerti e degli spettacoli a pagamento non era affatto radicata come da noi, e che il rock, il jazz e la musica leggera erano poco apprezzate. In Albania tutti conoscono e amano la musica italiana ma solo pochi avrebbero pagato 20 € per ascoltare un concerto. I rischi sarebbero stati enormi e gli investimenti elevati. E non avevo alcuna voglia di impegnare tempo ed energie (limitate, a 47 anni) per educare il pubblico.

Ora le cose iniziano a cambiare, ma da allora sono passati cinque anni e tutt’oggi considero un’impresa azzardata organizzare uno spettacolo a Tirana. 

Lasciai Tirana sconfortato. Pensavo di aver fatto un viaggio inutile. Quindi decisi di partire alla scoperta di quel paese di cui conoscevo solo la città in cui ero sbarcato e la capitale. Dopotutto avevo bisogno di una vacanza e di prendermi del tempo per me stesso.

La passione per i viaggi in moto nasce durante la mia infanzia. L’idea di vivere un’avventura su due ruote, quindi, mi attraeva molto. Non sapevo che da quel fallimento sarebbe scaturita l’idea che avrebbe cambiato tutta la mia vita.

Iniziai a girare senza meta, senza un itinerario, spinto solo dalla curiosità e dalla voglia di viaggiare in totale libertà, cercando di scoprire le bellezze del paese e di ritrovare me stesso.

Fui letteralmente rapito dall’incanto di questa terra: un susseguirsi di scenari sorprendenti, dove il panorama muta a ogni tornante, passando dalla montagna al mare in pochi istanti. Percorrere questi luoghi in moto è davvero stupendo. Allontanarsi dalle vie principali però può essere rischioso come lanciarsi in un’avventura. In soli pochi metri, si può tornare indietro nel tempo anche di decenni, passando dall’asfalto in ottimo stato allo sterrato e alla pietraia.

Percorsi il paese in lungo e in largo parlando con la gente. Fu così che imparai ad apprezzare una delle caratteristiche più straordinarie del popolo albanese: il senso dell’ospitalità.

In Albania l’ospitalità è sacra. Qui vigono regole antichissime che si rifanno al codice d’onore del “Kanun”, che impongono l’ospitalità come punto d’onore. Qualunque albanese è pronto ad aprire la sua casa al bisognoso. Al turista, poi, spetta un doppio benvenuto. Gli albanesi sono talmente felici (e orgogliosi) che gli stranieri vogliano visitare il loro paese da essere pronti a ogni sforzo pur di offrire ai propri ospiti il meglio che possono. 

Più viaggiavo in moto e più dicevo a me stesso che quello era un paese meraviglioso da girare su due ruote. Ogni giorno scoprivo panorami sempre più affascinanti: mare e montagne così vicini non li avevo visti mai!

Al mio ritorno a Tirana chiamai il consulente che stava seguendo il mio trasferimento, l’apertura della società e le pratiche per avviare il mio business, e gli dissi che avevo deciso di cambiare il piano imprenditoriale e che invece di promuovere concerti avrei dedicato la mia società alla promozione del turismo in Albania.

La mia azione imprenditoriale si sarebbe realizzata in due distinte direzioni: viaggi in moto e crociere in barca a vela.

Come ho sviluppato il mio business

Decisi dunque di avviare un’attività di promozione turistica sfruttando le risorse del territorio, la politica di governo fortemente orientata allo sviluppo del settore turistico e le mie capacità di promoter digitale.

Per prima cosa cercai partner locali che avessero “prodotti già pronti” da vendere attraverso i miei canali digitali. Poi iniziai a progettare e realizzare esperienze di viaggio da proporre alla mia audience evitando intermediari.

Nel frattempo studiavo e frequentavo corsi di formazione, ottenendo in un paio d’anni la patente di guida turistica e la licenza di operatore turistico.

Ho seguito le mie passioni: vado in moto da quando avevo quindici anni; pratico la vela fin da bambino e ho sempre amato le avventure open air. La linea era dunque tracciata: viaggi in moto, crociere in barca a vela e viaggi avventurosi. 

Per i viaggi in moto preparai personalmente gli itinerari, continuando a girare su due ruote. Mi spostavo di continuo seguendo i suggerimenti della gente del posto nel quale decidevo di sostare: entravo in un bar e iniziavo a raccontare che ero un promoter turistico e che volevo scoprire le bellezze dei dintorni. In pochi minuti mi ritrovavo circondato da guide turistiche, operatori locali e persone comuni disposte ad accompagnarmi a vedere il territorio.

Iniziava poi uno studio online (usando Google Maps e le notizie trovate in rete) per valutare il potenziale della località e decidere quanto tempo trattenermi. In base alle informazioni reperite e alle possibilità di sistemazione decidevo se restare o ripartire. In questo modo ho operato in Albania e in tutti gli altri paesi che ho visitato in seguito. 

Per le crociere, decisi di fare appello a mie vecchie conoscenze. Avendo vissuto a Taranto per gran parte della vita e avendo praticato vela fin dalla preadolescenza, posso affermare di conoscere tutti i porti turistici della Puglia, e tanti miei amici d’infanzia sono armatori. Chiamai questi amici in Italia proponendo loro di portare le barche in Albania per l’estate per fare charter.

Fu relativamente facile per me trovare amici disposti a venire in Albania, in Grecia, in Montenegro e in Croazia per fare charter a vela. Una settimana in barca a vela lungo il versante orientale dell’Adriatico è una vacanza stupenda che si può acquistare a un prezzo modico (500/800 € a settimana), accessibile a tutti. 

Fu così che trascorsi l’intera estate del 2016 in catamarano. Tre mesi in navigazione lungo la costa albanese. Un ennesimo sogno realizzato.

Sono passati cinque anni da quell’inizio e la mia attività (Covid-19 permettendo) si è estesa nel frattempo a tutti i Balcani. Mi occupo di Albania, Montenegro, Croazia, Kosovo, Macedonia, Serbia, Grecia, e sono in attesa di iniziare l’esplorazione di Romania, Bulgaria e Ungheria.

Il modello è sempre lo stesso: prendo la moto e inizio a viaggiare da solo in un paese. Mi sposto di continuo per conoscere i luoghi e le persone, ma anche per far sì che conoscano me.

Arrivo in un posto, e inizio a soggiornare negli hotel, nelle guest-house e ovunque ci sia la possibilità di avviare una collaborazione. Mangio nei ristoranti, faccio le escursioni che propongono le agenzie locali e parlo con gli operatori turistici. Prima provo il loro prodotto come un qualsiasi turista e poi gli svelo chi sono e di cosa mi occupo. È così che scelgo i miei partner.

Ed è così che adesso, ovunque vada, mi sento a casa.

L’utilizzo del digital nella mia attività

Sono molto attivo sui social network e quando viaggio documento di continuo i miei spostamenti. Inizialmente lo facevo allo scopo di promuovere i miei viaggi, ma poi si è verificato un fenomeno singolare: usando la geolocalizzazione i lettori sapevano sempre dov’ero e verso quale direzione stavo andando. Così mi è capitato una volta di entrare in un bar, sperduto in mezzo alle montagne, e sentirmi dire da un perfetto sconosciuto: “Benvenuto Dario, ti stavo aspettando!

Mi capita spesso di restare in viaggio per diversi mesi cambiando alloggio quasi ogni giorno.

In moto posso portare poco bagaglio e la maggior parte dello spazio è riservato alla mia attrezzatura. Solo la reflex occupa l’intera borsa-serbatoio. Ma in questo modo sono sempre pronto a scattare!

Nelle regioni montuose che visito non sono molti i posti in cui trovare postazioni per lavorare online. Di coworking ne ho visti solo a Tirana e nelle altre capitali. Quindi ho sempre con me il mio portatile con una pennetta usb per la connessione. Possiedo schede sim di tutti i paesi e la copertura è sempre perfetta.

Il wi-fi comunque è diffusissimo, affidabile e gratuito ovunque. Io uso le sim perché sono sempre in viaggio e ho bisogno di collegarmi anche quando non sono comodamente seduto in un bar. Le sim qui si pagano mensilmente a consumo. Il pacchetto ha una validità di 30 giorni dall’ultimo rinnovo. I costi variano a seconda del traffico e vanno da pochi euro al mese fino al pacchetto più costoso da 15 €, che mi consente una navigazione illimitata, conversazioni illimitate in Albania e 40 minuti di chiamate in Italia. 

Lavorare da nomade ha un grande vantaggio che si sposa perfettamente con il mio personale concetto di “impresa liquida” che vive senza bisogno di uffici, personale fisso o una presenza sul territorio.

Ho acquisito competenze sufficienti per fare da solo nella maggior parte dei casi e per capire quando ho realmente bisogno di un aiuto professionale.
Il web è una risorsa enorme e il remote working mi permette di scegliere i miei collaboratori occasionali ovunque nel mondo.

Per trovare collaboratori mi servo principalmente delle community che frequento. In Italia sicuramente i Nomadi Digitali Italiani, Marketers, Learnn e altre ancora. Ma spesso mi trovo a lavorare anche con collaboratori lontanissimi. Al momento, ad esempio, stiamo completando lo sviluppo di un CMS in India: un lavoro che prosegue con buoni risultati da diversi mesi e che si svolge completamente online, facendo ricorso a WhatsApp e Google Drive. 

Usando la moto per muovermi ho una grandissima autonomia. Riesco a fare centinaia di chilometri al giorno. Di solito viaggio dalla mattina presto fino al tramonto, alternando pause brevi per scattare foto e girare video, a pause più lunghe in cui apro il portatile per occuparmi di social media management. Poi la sera mi dedico a tutto il resto. 

Nel mio caso tutto quello che serve è una connessione a internet e una fitta rete di collaboratori sul territorio. Nessun ufficio, nessuna sede e nessun vincolo. Massima libertà di spostamento e attrezzatura ridotta al minimo. Anche durante i viaggi riesco a lavorare ben più di otto ore al giorno.

Il tempo che trascorro in un luogo mi serve a conoscere la gente, tessere relazioni e comprendere il potenziale turistico rappresentato da quella località. Il settore turistico si sta orientando sempre più verso la proposta e la vendita di “esperienze” anziché di soggiorni sterili e privi di anima. I turisti che viaggiano con me lo fanno per vivere in un mondo diverso da quello abituale e per provare sensazioni nuove, inconsuete o dimenticate.

Se vivendo in un posto riesco a trovare le condizioni per offrire esperienze invece di camere in hotel o passaggi in bus, allora inizio a progettare i miei prodotti per poi avviarne la promozione e la vendita tramite il sito. Utilizzo il sito web e il mio canale YouTube per comunicare queste esperienze con video descrittivi.

La mia vita da nomade nei Balcani è comunque giunta a un diverso stadio di evoluzione: il continuo contatto con i turisti nella fase di organizzazione e pianificazione di viaggi e vacanze, associato al nomadismo, mi ha messo nella posizione di poter essere un osservatore privilegiato e di avere un doppio punto di vista.

È proprio questa duplice prospettiva che mi ha consentito di individuare un nuovo bisogno latente, e che ha dato origine a un progetto innovativo concepito per essere interamente “liquido” e per espandersi in tutto il mondo.

Sono al lavoro da mesi per la realizzazione di una piattaforma digitale che aiuterà viaggiatori e turisti a organizzare da sé i propri viaggi, in completa autonomia, evitando ogni forma di intermediazione.

A supporto ed in preparazione del lancio ufficiale di questa piattaforma digitale (che non ha ancora un nome!) ho aperto un nuovo blog: TravelMaker.info. Il blog supporta il lancio della piattaforma che stiamo sviluppando in India e che sarà pronta entro pochi mesi. Travel Maker raccoglie suggerimenti, consigli e trucchi per organizzare e pianificare i viaggi in totale autonomia. Sono autore della maggior parte degli articoli ma c’è spazio per chiunque voglia condividere le sue esperienze per aiutare gli altri a viaggiare evitando intermediari, risparmiando e/o adottando formule di viaggio innovative.

Questa volta non avrò bisogno di tessere una rete di collaborazioni fisica. Ho iniziato a creare invece diverse community digitali sparse un po’ ovunque nel mondo. Per questo progetto però sono alla ricerca di partner validi e motivati che mettano a disposizione tempo e know how. Da solo non ce la posso fare.

Ecco quindi che il nomadismo digitale ha completato il suo percorso: sono passato dall’essere un imprenditore tradizionale, al diventare un promoter di viaggi, per trasformarmi infine, una volta avviato quest’ultimo progetto, in un imprenditore interamente digitale.

Tutto questo lungo percorso non sarebbe neanche iniziato se non avessi acquistato quel fatidico primo biglietto per me e la mia moto, e se non avessi trovato il coraggio di partire da solo verso l’ignoto.

L’evoluzione tecnologica ci ha reso persone migliori.

Non abbiamo più bisogno di metterci in auto ogni mattina per andare al lavoro. Non abbiamo bisogno di sottometterci a un ricatto fiscale ingiusto e mortificante.

Possiamo vivere le nostre vite liberi, seguendo i nostri sogni e lavorare realizzando le nostre passioni. Possiamo scegliere di vivere nel posto in cui ci sono i presupposti per concretizzare le nostre idee.

La moto, la vela, l’avventura. Erano da sempre nel mio cassetto dei sogni, e ora il mio unico rimpianto è di aver aspettato così tanto prima di tirarli fuori.

Oggi le mie passioni sono il mio lavoro, e l’unico “sacrificio” che ho dovuto compiere è stato quello di tagliare le radici che mi legavano a un paese ingrato che mi impediva di volare.

Provo ogni giorno nostalgia di casa. Spesso la solitudine è l’unica compagna. Ma ora ho la possibilità di tornare al mio paese quando voglio.

Vivo felice e realizzo quei sogni che in Italia sarebbero rimasti chiusi nel cassetto fino a essere dimenticati.

Puoi contattare Dario Pellè tramite il suo sito Vacanze in Albania

Un ringraziamento a Dorotea Cerra per il suo ottimo lavoro di revisione del testo. Per saperne di più, contattala tramite il suo sito IndieScribing.it

Redazione
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